Il metodo di lavoro
Tempi, organizzazione e selezione del materiale
Come già rappresentato, il presente lavoro costituisce un’edizione rivista del dottorato di ricerca in co-tutela internazionale1 Amphores adriatiques à Rome. Les données du Nuovo Mercato Testaccio (a. a. 2011/2-2014/5) svolto presso Aix-Marseille Université e Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.
Il lavoro ha comportato la sistematica revisione della documentazione di scavo, dei contesti individuati, della relativa stratigrafia e cronologia, al fine di individuare un settore di indagine affidabile ed interessante.
Tempi e organizzazione
Tali attività hanno occupato un periodo compreso tra l’inizio del percorso di studi (ottobre 2011) e la primavera dell’anno successivo. Come già rappresentato, il contesto prescelto è stato il settore NE del cantiere, individuato come significativo sia per la cospicua presenza di anfore adriatiche che per ragioni stratigrafiche, topografiche e interpretative.
Il passo successivo è stato il recupero del materiale anforario di produzione adriatica pertinente al contesto prescelto tra le migliaia di cassette stivate presso l’area di cantiere del Nuovo Mercato; in alcuni casi i reperti in interesse sono risultati dispersi. Le operazioni di recupero hanno richiesto l’impiego di due operai e si sono protratte tra la primavera e l’inizio dell’estate del 2012, quando è invece iniziata la schedatura sistematica dei reperti, durata un anno circa. Durante la schedatura sono stati prescelti i materiali da documentare fotograficamente e/o graficamente. Le attività di documentazione hanno in parte accompagnato, in parte seguito la schedatura, protraendosi sino all’inverno 2013-20142, quando è iniziata la fase di riordino dei dati, ricerca dei confronti bibliografici e scrittura della tesi.
I materiali esaminati: quantità …
Sono stati assegnati 4576 numeri di inventario, corrispondenti a 4696 reperti (3980 frammenti e 716 contenitori integri o mutili negli allineamenti)3, compresi alcuni frammenti ceramici non relativi al contesto in esame, ma comunque interessanti sul piano tipologico ed epigrafico. Ai fini del calcolo del NMI sono stati tuttavia considerati solo 4312 reperti (NR)4, essendo stati complessivamente annullati 383 numeri di inventario, pari a 384 oggetti ceramici (206 frammenti e 178 anfore in situ). L’annullamento ha riguardato materiali:
- non ascrivibili a produzioni adriatiche (247 reperti), per lo più contenitori in situ negli allineamenti, schedati al fine di comprendere l’organizzazione della discarica (178 anfore);
- non pertinenti stratigraficamente al contesto prescelto (49 frammenti bollati, esaminati per la significatività in rapporto allo studio in corso, e 18 relativi ad unità stratigrafiche poi rilevatesi appartenenti alle fasi di frequentazione rinascimentale);
- schedati più volte (70 reperti).
NR | Esemplari in situ | |||
I fase | II fase S | II fase N | ||
Brindisine | 7 | |||
D2-4 | 112 | 21 | 5 | |
D6B | 66 | |||
Ovoidi | 36 | |||
Lamboglia 2 | 22 | |||
Fondo piatto | 22 | |||
Dressel 6A | 4026 | 149 | 317 | 31 |
Lamboglia 2 / Dressel 6A | 21 | 8 | 6 | 1 |
Totale | 4312 | 157 | 344 | 37 |
… e qualità
I materiali considerati rappresentano l’80% ca. di quelli stimati sulla base dell’inventariazione preliminare svolta in corso di scavo (ca. 5400 reperti di produzione adriatica); occorre precisare che lo scarto tra le quantificazioni iniziali e quelle finali può essere dovuto a diversi fattori, quali la dispersione dei materiali a seguito di spostamenti o furti, la revisione stratigrafica del contesto e il sistematico riesame dei reperti (in specie Dressel 2-4 e anfore a fondo piatto). Per contro, si precisa che le anfore a fondo piatto e Dressel 2-4 sono state recuperate solo all’interno delle cassette in cui era segnalata la presenza di produzioni adriatiche di questa tipologia, mentre non sono state ricontrollate sistematicamente tutte le altre attestazioni.
Nel novero dei materiali esaminati figurano anfore frammentarie, mutile o più raramente integre scavate o ancora in situ negli allineamenti del settore NE.
I reperti frammentari sono rappresentati da materiali diagnostici (orli, anse, fondi), ovvero parti significative dei contenitori, ma non pareti, non essendone stata fatta una divisione per produzione in corso di inventariazione preliminare. Le pareti sono state dunque prese in considerazione soltanto quando supportavano il corredo epigrafico dell’anfora o recavano altre informazioni utili. I numerosi frammenti significativi schedati devono almeno in parte ritenersi pertinenti alla messa in opera e ai rimaneggiamenti del sistema di allineamenti di anfore, sino alla obliterazione. Sono stati raccolti diversi elementi di prova di tale ipotesi, di seguito presentati.
1. Le anfore in situ negli apprestamenti sono spesso mutile proprio delle parti significative, presumibilmente rimescolate nei vari accumuli e rimaneggiamenti di materiale che il complesso sembra aver conosciuto prima dell’obliterazione definitiva (solo 42 anfore su 538 contenitori adriatici presenti negli allineamenti – pari all’8% ca. – conservano l’orlo).
2. Diversi frammenti di orlo, sebbene rinvenuti in unità stratigrafiche differenti, talvolta afferenti a fasi diverse, presentano identiche caratteristiche di tipologia e impasto e attaccano tra loro5.
3. Vi è la possibilità che i fondi possano essere stati tagliati e/o smarginati al momento della messa in opera dei contenitori, in quanto spesso caratterizzati, in caso di rottura, da segni quadrangolari (es. Fig. 46.1) che in via d’ipotesi possono considerarsi le tracce di uno strumento utilizzato per troncare la parte terminale. Negli allineamenti di anfore i puntali per lo più non sono visibili a causa delle condizioni di interro, ma laddove lo scavo si sia maggiormente approfondito, mettendo in luce il fondo delle anfore, o quando i contenitori siano stati rimossi, si è appurato che i puntali delle anfore adriatiche conservati integri sono solo 5 su 71, mentre quelli con segni di rilavorazione identificati sono almeno 20. Va precisato che dal momento del riconoscimento delle tracce di rottura intenzionale (primavera 2013)6, a causa delle condizioni di immagazzinamento e della parziale dispersione del materiale, è stato possibile ricontrollare solo una parte delle anfore con fondo rotto provenienti dagli allineamenti, ma tutte quelle riviste – 20 per l’appunto – presentavano segni di rilavorazione7.
Da ultimo, si deve anticipare che le percentuali relative alle presenze di anfore negli allineamenti e negli accumuli della discarica, nonché la distribuzione di esse nei diversi livelli, tendono ad avvalorare l’ipotesi di partenza.
Di tali aspetti si è tenuto conto in sede di calcolo del numero minimo degli individui e di elaborazione statistica dei dati complessivi, che non sono stati pertanto fatti partitamente per US, ma hanno preso in considerazione l’intera sequenza stratigrafica, presumendo peraltro che le anfore adriatiche presenti nei livelli medio e tardo-imperiali, numericamente inferiori e per lo più di tipologia non circolante all’epoca, provengano dal basso e siano residuali. In questo modo si è inteso evitare il rischio di una sovrastima delle presenze, attribuendo un corretto significato statistico alle anfore quasi integre in situ, che non possono tout court essere considerate individui, in quanto spesso mutile proprio delle parti significative.
L’elaborazione dei dati
Tutti i materiali significativi e i contenitori in situ sono stati schedati per tipo, ove possibile, e per impasto, ma i soli orli, in quanto frammenti oggettivamente misurabili, tipologicamente significativi e al contempo più facilmente identificabili, sono stati sottoposti a misurazioni (diametro; percentuale di conservazione)8.
Vari sono i parametri utilizzabili per la correzione del calcolo derivante dalla semplice somma dei frammenti di uno stesso tipo restituiti da un contesto di indagine (NR)9. Tra i principali si segnalano e discutono in questa sede il calcolo effettuato sulla base del peso (metodo 1), quello eseguito sulla percentuale di conservazione del frammento, nel caso degli orli (metodo 2) e infine quello impostato su tutti gli elementi significativi recuperati tra i reperti ceramici inventariati, avendo proceduto a un attento raffronto morfologico e/o a un meticoloso tentativo di restituzione delle forme tramite incollaggio (metodo 3).
Metodo 1 (NMI1)
Nel primo caso, conoscendo il peso medio di un vaso intero, il numero minimo di individui (NMI1) è rappresentato dal rapporto tra la somma dei pesi dei singoli frammenti e il peso dell’esemplare intero, mentre il numero massimo corrisponde alla somma dei frammenti attribuiti al tipo. Nel caso del Nuovo Mercato Testaccio non essendo stata fatta, durante la fase di inventariazione preliminare del materiale, una divisione per produzione delle centinaia di migliaia di pareti di anfora, il metodo è inapplicabile; esso non consente inoltre di scendere nel dettaglio delle forme e dei tipi. A queste difficoltà, si aggiunge quella derivante dall’oscillazione del peso delle anfore, talvolta prodotte in moduli diversi.
Metodo 2 (NMI2)
Nel caso del secondo metodo, il numero minimo di individui (NMI2) è rappresentato dal rapporto tra la somma delle percentuali di conservazione di uno stesso tipo di orlo e 100, ovvero la percentuale di una circonferenza interamente conservata, mentre il numero massimo è individuato dalla somma dei frammenti di orlo attribuiti allo stesso tipo. Nel caso del Nuovo Mercato Testaccio, la combinazione dei dati relativi a impasto, forma, diametro e percentuale di conservazione dell’orlo è stata utilizzata per calcolare il numero minimo di esemplari sulla base del metodo in esame. Occorre precisare che tale prassi tende a sottostimare le presenze e non consente di valorizzare tutti i dati raccolti in sede di schedatura10, poiché si fonda quasi esclusivamente sugli orli, di cui enfatizza le differenze morfologiche. La circostanza può risultare rischiosa se non è sistematizzata l’introduzione di elementi di correzione / ponderazione dei risultati.
Metodo 3 (NMI3)
Applicando il terzo metodo di correzione del calcolo, si contano le forme complete, gli orli, i fondi e le anse differenti (la cifra delle anse viene divisa per due): il valore più elevato rappresentato costituisce il numero minimo di esemplari (NMI3)11. In questo caso il protocollo prevede un attento esame dei reperti per morfologia e impasto e un tentativo sistematico di restituzione delle forme ceramiche a partire dai frammenti che incollano o che sono indubitabilmente riconducibili a un unico esemplare. Il metodo consente di mettere in valore tutti i dati raccolti in sede di schedatura, sistematizzando il massimo di informazioni potenzialmente utili; in tal modo ad esempio, oltre alle anse e ai fondi, anche frammenti di orlo morfologicamente non distinguibili possono rientrare nel calcolo del NMI.
Gli attacchi sono stati verificati regolarmente per US e, considerato l’elevato numero di frammenti attribuibili a uno stesso gruppo di contenitori (per lo più Dressel 6A), soltanto nel caso di anfore morfologicamente particolari o di tipi minoritari (es. Dressel 6B) sull’intera sequenza stratigrafica, cui le peculiarità del contesto suggeriscono, tuttavia, come già rilevato, di riferire il calcolo generale del NMI; a un tentativo più sistematico ostavano anche alcune problematiche logistiche, trovandosi i reperti divisi tra i depositi di Palazzo Altemps e il cantiere archeologico del Nuovo Mercato, essendo in parte seppelliti per esigenze di spazio nell’ambito della stessa area archeologica e risultando infine talvolta dispersi12. Si deve inoltre precisare che alcuni frammenti di orlo, pur non attaccando direttamente, sono risultati pertinenti allo stesso esemplare quando, sulla base dell’osservazione macroscopica degli impasti e delle superfici, è stato possibile ricongiungerli alla metà superiore del contenitore originario (es. invv. 2940, 2962, 2990, US 220). Il collage dei singoli frammenti non sembrerebbe pertanto sufficiente all’approssimazione delle quantità e, in tal senso, l’applicazione di uno studio morfologico anche solo ai fini del calcolo del NMI pare opportuna.
Valutazioni
Valutati i limiti e le peculiarità di ciascun procedimento in rapporto alle circostanze specifiche di applicazione, i diversi metodi sono stati quindi adattati al contesto e confrontati tra loro, secondo le buone pratiche illustrate in letteratura13. Tenendo presenti le peculiarità del quadro archeologico già enucleate, il numero minimo di individui è stato calcolato mediante il metodo 3, prendendo in considerazione le forme complete, gli orli, i fondi e le anse differenti, e il metodo 2.
A proposito di fondi e anse, di cui sono stati schedati e inventariati tutti i frammenti, occorrono tuttavia alcune precisazioni14.
Per i primi il calcolo è stato effettuato solo sui piedi completi e su quelli che conservavano almeno la parte terminale, considerato che essi possono essere stati tagliati al momento della messa in opera dei contenitori negli allineamenti della discarica; nel caso delle anfore in situ, qualora i puntali non fossero visibili a causa delle condizioni di interro, essi non sono stati inseriti nel NMI, presupponendone la frammentarietà, in considerazione delle osservazioni sullo stato di conservazione e sul numero di attestazioni di fondi integri.
Per quanto concerne le anse, invece, ai fini del calcolo del NMI sono stati contati esclusivamente i reperti con attacchi superiori e/o inferiori in buono stato di conservazione (anche quando risultassero connessi agli orli). Gli altri frammenti di ansa, invece, non sono stati considerati per il NMI, per non falsare il conto, dal momento che non è stato possibile effettuare sistematicamente il controllo degli attacchi15.
Gli esemplari in situ sono stati infine inseriti nel calcolo sulla base dello stato di conservazione delle parti significative (es. 1 contenitore mutilo = 2 attacchi inferiori e 1 fondo frammentario). Oltre al calcolo delle unità basato sul metodo 3, presumendo il rimescolamento dei materiali e tenendo in conto i limiti alla verifica degli attacchi, si è effettuato anche quello con il secondo metodo, cui è stato ad ogni modo applicato il correttivo rappresentato da anse e fondi, prendendoli in considerazione secondo le stesse regole seguite nell’applicazione del precedente. Per le tipologie di contenitori attestate da pochi frammenti, spesso non da orli, il metodo 2 di calcolo del NMI ha infatti chiaramente evidenziato il limite di una sottostima delle presenze, laddove il metodo 3, considerato che è stata possibile una verifica degli attacchi sull’intera sequenza stratigrafica, sembra maggiormente appropriato.
Si è proceduto poi a confrontare i risultati nel dettaglio e a metterli in rapporto con il numero di contenitori presenti negli allineamenti del settore NE, da cui si è ipotizzato provengano i frammenti tipologici.
Notes
- La co-tutela era regolata dalla Convenzione quadro CRUI-CPU (Conférence des Présidents d’Université), siglata il 13/2/1998 (Francia / Italia).
- Salvo che ove diversamente indicato, i disegni sono stati eseguiti da Tiziana d’Este e da chi scrive.
- I reperti sono più dei numeri di inventario in quanto frammenti combacianti, ma distinti, sono stati talvolta schedati con un unico numero di inventario, mentre talaltra si è preferito assegnare numeri diversi, annotando la pertinenza dei frammenti a un unico oggetto. Vi sono inoltre alcuni numeri bis.
- Il calcolo è valido in linea di massima, ma, nonostante i controlli e le esclusioni, potrebbe risultare lievemente impreciso, in considerazione della dispersione di alcuni reperti che non è stato possibile rivedere e di eventuali ulteriori reduplicazioni; inoltre lo stesso calcolo del NR distinto per tipi, come nella successiva Tabella, può presentare aspetti di criticità in particolare per quanto concerne le anfore Lamboglia 2, Dressel 6A e le forme di transizione dalle prime alle seconde.
- Sono stati individuati i seguenti attacchi tra unità stratigrafiche diverse: inv. 2265, UUSS 504-518 (I fase); inv. 1430, US 448 + inv. 2978, US 220 (obliterazione definitiva); inv. 1189, US 563 + inv. 1357, US 310 (rispettivamente I e II fase); inv. 2094, US 523 + invv. 269 e 431, US 220 (rispettivamente II fase e obliterazione definitiva); inv. 2076, US 523 + inv. 474, US 220 (ancora II fase e obliterazione definitiva); inv. 1982, US 631 e inv. 1108, US 750 (rispettivamente I e II fase, unità stratigrafiche pertinenti a recinti diversi ancorché contigui). Anche la collega Alessia Contino ha rilevato la presenza di attacchi fra anfore africane precoci che appartengono ad unità stratigrafiche differenti, di I fase ma pertinenti a recinti diversi (US 797 + US 631). I criteri utilizzati nel presente lavoro per la verifica degli attacchi sono illustrati a p. 91 (infra).
- L’identificazione dei segni è avvenuta grazie ad un supplemento di indagine svoltosi nella primavera 2013, durante il quale è stato possibile scavare un allineamento di I fase (USM 5/2013, invv. 4173-4176), sito a N del muro in reticolato che interviene a dividere il settore NE in due aree distinte. In quella occasione si è appurato che le anfore avevano il puntale rotto e presentavano altre pareti e frammenti di contenitori da trasporto utilizzati come zeppa per l’alloggiamento nei livelli di argilla antropizzata precedenti l’impianto degli apprestamenti.
- Le anfore adriatiche con fondo rotto ricontrollate appartengono sia alla I che alla II fase della discarica NE: invv. 569, 570, 582, 3678, 3697, 3699, 3753, 3754, 3762, 3925, 4175, 4576 (I fase); invv. 1019, 1252, 1253, 1394, 3007-8, 3009, 3271 (II fase).
- Panella 1983, pp. 236-237.
- Arthur & Ricci 1981, pp. 125-128; Hesnard 1998a, pp. 17-22; Raux 1998, pp. 11-16.
- Raux 1998, p. 13.
- Protocole Beuvray 1998, pp. VI-XIV.
- Si precisa che anche i contenitori sepolti sono stati esaminati, disseppellendo e riseppellendo i reperti nell’arco di una sola giornata, in data 10.5.2012, con l’aiuto di due operai e della collega Alessia Contino. La scelta di procedere rapidamente al riseppellimento è stata motivata da problemi di conservazione e sicurezza.
- Hesnard 1998a, pp. 18-19; Protocole Beuvray 1998, pp. IX-X.
- Le precisazioni che seguono scaturiscono dall’adattamento al contesto del metodo di calcolo del NMI applicato nel caso della discarica di anfore greco-italiche di Cattolica (RN): in quel caso sono stati presi in considerazione in primo luogo i fondi integri, escludendo quelli frammentari; in secondo luogo si è proceduto al controllo del risultato, mediante il conteggio degli attacchi superiori e inferiori delle anse e mediante il calcolo del peso, dividendo quello totale per la media del peso di tre contenitori integri, incollati e restaurati (Masi 2008, p. 151). Il primo calcolo (848 unità) era prossimo a quello ottenuto mediante il conteggio degli attacchi di ansa (882 unità), mentre il calcolo basato sul peso se ne discostava in maniera significativa (947 unità); tale differenza è stata tuttavia attribuita alla possibilità che tra le pareti di anfora fossero stati inseriti frammenti di ceramica comune che per spessore e impasto risultassero difficilmente distinguibili dai contenitori da trasporto.
- Le anse ammontano a 2295 tra attacchi superiori/inferiori e altri frammenti.