Come confronto per le anfore adriatiche del Nuovo Mercato Testaccio, al fine di arricchire e precisare il quadro dei rapporti economici tra la costa adriatica e la capitale dell’Impero in epoca antica, sono stati individuati e approfonditi due nuclei di materiali archeologici di provenienza urbana e ostiense, scelti per la significatività e per la possibilità di effettuare un controllo autoptico, accanto al riscontro sull’edito. Si tratta delle anfore conservate presso i Mercati di Traiano a Roma, ormai collezione storica depositata presso la Sovrintendenza Capitolina, e di quelle del giacimento cd. Longarina 2, recuperate invece in uno scavo archeologico nel suburbio di Ostia (anno 2005). Nel primo caso l’esigenza di un riscontro autoptico è maturata in rapporto all’importanza della collezione, riferimento unico nello studio sull’epigrafia anforica e sui contenitori da trasporto; nel secondo, tale riscontro è stato inizialmente sollecitato dal funzionario responsabile dello scavo archeologico, Simona Pannuzi, allo scopo di una revisione dei reperti preliminarmente pubblicati1. La ricerca su Longarina 2 è stata poi ripresa con i colleghi Horacio González Cesteros e Alessia Contino, dando luogo anche a una riconsiderazione dei dati e dei materiali restituiti da Longarina 1.
Il quadro fornito dai reperti anforari esaminati è stato completato con i dati quantitativi desunti da altri contesti trascelti nell’edito e con un elenco dei bolli attestati in ambito urbano, ostiense e portuense, stilato sia sulla base della bibliografia a me nota che dei controlli autoptici effettuati.
Occorre ribadire che sostanziali sono state giudicate in letteratura le differenze tra il mercato urbano e quello ostiense, tanto perché Roma intercettava una serie di produzioni provenienti da Colli Albani, alto Lazio, Sabina e Umbria che viaggiavano per via fluviale o terrestre, non passando da Ostia, quanto per il fatto che il mercato urbano era condizionato dal sistema annonario; tuttavia, l’eccezionale fabbisogno di merci della capitale dell’Impero pare essere stato soddisfatto principalmente dai traffici marittimi, condizionando inevitabilmente anche la realtà economico-commerciale dei porti urbani2. In questo capitolo si tenta pertanto di arricchire di sfumature, grazie ai confronti urbani e ostiensi, il quadro delle presenze di contenitori adriatici a Roma, già parzialmente integrato qualche anno fa con i risultati delle indagini presso il Nuovo Mercato3.
Materiale di confronto | Anfore adriatiche dei Mercati di Traiano, Roma | Anfore adriatiche del deposito Longarina 2, Ostia |
Istituzione di riferimento | Roma, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali | Parco Archeologico di Ostia Antica |
Collocazione del materiale | Mercati di Traiano, depositi e spazi espositivi | Ostia antica, depositi (Horrea Epagathiana) |
Inventario | MT 73-112; 117; 195; 445 | 59254-59287 |
Bibliografia | CIL XV,2; Dressel 1878, pp. 118-192; Dressel 1879, pp. 36-112, 143-196; Pacetti 2000, pp. 351-352 | Pannuzi et al. 2006, pp. 192-195, 210-213; Pannuzi 2013; D’Alessandro & Pannuzi 2016, pp. 530-537; Contino et al. 2019, pp. 237-257; Contino et al. 2022a. |
Controllo autoptico | Maggio 2013 | Maggio – agosto 2014; ottobre 2021 |
Le anfore dei Mercati di Traiano
Nel maggio 2013, previo accordo con la Sovrintendenza Capitolina, è stato eseguito un controllo autoptico sui materiali anforari conservati presso i Mercati di Traiano, per lo più provenienti dalle ricerche svolte a Roma da Heinrich Dressel (1845-1920) nella seconda metà del XIX sec.4 e confluiti nel XV volume del Corpus Inscriptionum Latinarum (1891-1899)5, dedicato all’instrumentum domesticum di Roma, ovvero ai materiali mobili di uso comune e non6. In questo quadro il Dressel realizzò la prima edizione organica delle iscrizioni anforarie di provenienza urbana e, nell’intima convinzione dell’inscindibilità tra dato epigrafico e dato archeologico, corredò il testo di una celeberrima tavola tipologica, destinata a completare e integrare il repertorio delle iscrizioni7 (Fig. 60.1).
Si precisa che tali contenitori rappresentano la parte più importante della documentazione urbana relativa alle anfore adriatiche e continuano a costituire un modello per la serietà e l’acribia con cui sono stati pubblicati, considerato il tempo lontano in cui l’edizione è avvenuta.
L’esame e la documentazione fotografica dei contenitori da trasporto presso i Mercati di Traiano, che si segnalano come una delle più importanti collezioni storiche di anfore, sono stati svolti durante le attività di un cantiere destinato al restauro e alla musealizzazione di essi, conclusosi nel maggio 2015 con l’allestimento di un’esposizione permanente presso la cisterna seicentesca annessa al monumento. Grossa parte della documentazione fotografica è stata in seguito fornita dalla Sovrintendenza Capitolina, consentendo di portare a compimento e affinare il confronto tra i contenitori tuttora conservati e quelli documentati in CIL XV, 2.

La collezione
Le ricerche del Dressel si concentrarono per lo più sui materiali provenienti dal deposito del Castro Pretorio all’Esquilino, le cui anfore costituiscono i 2/3 ca. delle forme raffigurate nella tavola di CIL XV, 2. Tale deposito, nell’area dell’antica Vigna della Certosa, tra le attuali vie Volturno, Montebello e Gaeta, fu intercettato nel corso della costruzione del quartiere Macao a -1.40 m dal piano di campagna; le anfore colmavano un tratto della fossa aggeris relativa al sistema difensivo delle cd. Mura Serviane. Capovolti e stratificati in più ordini, i contenitori assolvevano probabilmente alla duplice funzione di innalzare e drenare il terreno, in un momento in cui il sistema difensivo repubblicano aveva esaurito la sua ragion d’essere. Per il giacimento si può proporre una datazione al 50-60 d.C.; le anfore, provenienti da tutto il Mediterraneo, paiono infatti fornire un quadro coerente delle principali produzioni presenti sul mercato urbano in età claudio-neroniana. Ulteriori contenitori provengono dagli Orti Torlonia a Testaccio, compresi tra via Marmorata, il vicolo della Serpe, i Prati del Popolo Romano e il Monte dei Cocci: H. Dressel, che seguì i lavori di urbanizzazione del quartiere moderno, non sembra in questo caso aver individuato evidenze utili a una organizzazione in settori dell’area indagata, in piccola parte coincidente con il cantiere del Nuovo Mercato Testaccio, che ha intercettato un tratto del vicolo della Serpe. La collezione originaria del Dressel è stata poi inquinata da successivi apporti di materiale, sempre di provenienza urbana.
Anfore adriatiche
I contenitori adriatici integri o mutili esaminati autopticamente sono ca. 458 (Figg. 60-63), quasi tutti riferibili al tipo Dressel 6A, con l’eccezione di:
- un’ovoidale (MT 195), assimilabile alle brindisine di forma Apani III = Giancola 6;
- una Dressel 6B (MT 106);
- una Lamboglia 2 (MT 102);
- una Dressel 2-4 (MT 445).
Sul complesso dei contenitori esaminati, 14 sembrano conservare il bollo, due un titulus e due un graffito. Alcune iscrizioni (con numero di inventario sottolineato nell’elenco seguente) sono state riscontrate soltanto al momento dell’inaugurazione dell’allestimento delle anfore (21 maggio 2015), non essendo visibili in occasione del primo sopralluogo in fase di restauro9.
Si fornisce di seguito una sintesi relativa al patrimonio epigrafico riscontrato.



Bolli su Dressel 6A:
- BAR // SEX.IVL.ORP (MT 108) = CIL XV, 3409 dal Castro Pretorio;
- BARBA(RI) (MT 73) = CIL XV, 3408c dal Castro Pretorio;
- BARBAR[I] (MT 74) = CIL XV, 3408a dal Castro Pretorio o dal Viminale;
- marchio illeggibile (MT 81), forse attribuibile alla serie dei Rubrii per la morfologia dell’orlo e per la posizione del bollo sull’ansa;
- T.H.B. (MT 85 bis impressum, 86, 87, 88 bis impressum,107), cfr. CIL XV, 2905;
- I“VL”IORP[ (MT 83) = CIL XV, 3473 dal Castro Pretorio10;
- signum C.L.F** oppure IC.L.F** (MT 84) = CIL XV, 3475;
- L.N.F (MT 82) = CIL XV, 3490 dal Castro Pretorio (esemplare con segni di interpunzione diversi);
- PONTIC“VL” (MT 117) = CIL XV, 3508 dal Castro Pretorio (iscrizione sulla spalla)11;
- M.“TA”T“TI”.BL“AN”DI (MT 101) = CIL XV, 3534 (senza indicazione di provenienza).
Tituli su Dressel 6A:
- CXV (MT 97), titulus in rosso su spalla, cfr. CIL XV, 4654.
- Maritimum l(—) o(—) c(—) n(—) (MT 89) = CIL XV, 4662 (presumibilmente b, dipinto in rosso), dal Castro Pretorio.
Graffiti su Dressel 6A:
- “LR” (MT 105, graffito a solco largo tracciato prima della cottura sulla pancia del contenitore vicino al fondo al contrario), cfr. CIL XV, 3616mm (senza indicazione né di provenienza, né di tipologia).
- Pamp(hilus?) Ful(vi?) (MT 72) = CIL XV, 3625 (senza provenienza, graffito dopo la cottura).
Bolli su Dressel 2-4:
- B“AR”B[“VL] // C. I*“VL”.POLY (MT 445) = CIL XV, 3410? Forse l’anfora, considerata l’assenza dell’orlo e l’estrema frammentarietà delle anse, è stata pubblicata come Dressel 6 similis.
Bolli su Dressel 6B:
- SISENN“AE” corona (MT 106) = CIL XV, 3528 dal Tabularium.
Le anfore Dressel 6A inventariate come MT 73, 74 e 81, appartenenti alla serie bollata BARBA(RI) – BARBARI – BARBARI // C“AD”MVS, presentano orli apparentabili al Gruppo III, cui afferiscono tutti i contenitori della medesima serie attestati al Nuovo Mercato, ben caratterizzati anche dal punto di vista petrografico (cfr. supra, pp. 145-153, 162-163, 196-199, 237-250).
Le anfore di Longarina 2 a Ostia Antica (Roma)
A maggio 2014 e ad ottobre 2021 è stato possibile visionare i materiali dello scavo eseguito, per la costruzione di una serra presso l’azienda florovivaistica “Rosa Garden”, in località Longarina, sotto la direzione di Simona Pannuzi dell’allora Soprintendenza per i Beni Archeologici di Ostia. Il materiale, già argomento di pubblicazioni preliminari12, è attualmente conservato nei magazzini del Parco archeologico di Ostia Antica (Horrea Epagathiana).
Il contesto
L’intervento di archeologia preventiva della Soprintendenza per i Beni Archeologici di Ostia (autunno 2005) ha riguardato la zona compresa tra il Canale Colatore delle Acque Medie a NE, la via di Castelfusano a SW, la via A. Chigi a W e il comprensorio edificato della Longarina a E; ci si trova pertanto nel suburbio SE della Ostia di età romana, al limite del grande stagno, collegato con le Saline, localizzato sul lato meridionale della via Ostiense antica (Fig. 64.1). Nell’area, negli anni Settanta del secolo scorso, era stato già rinvenuto un giacimento di anfore (Longarina 1)13.
Gli scavi recenti (Longarina 2) hanno messo in luce due grandi fosse (cd. Depositi A e B)14, in cui erano sistemate alcune anfore (n. 47 in tutto), disposte per lo più in piano sul fondo del taglio ed orientate in senso ca. E-W (Fig. 64.2). Si è riscontrato che i depositi di più recente rinvenimento fanno parte, come quelli del 1975, di interventi di risanamento del terreno paludoso o di sistemazione della sponda occidentale dello stagno15, il cui limite verrebbe ad attestarsi verso l’attuale Colatore delle Acque Medie, con il quale la moderna bonifica ricalca evidentemente un antico confine tra acqua e terra. Sui materiali dei due depositi è in corso uno studio sistematico, cui si rimanda per approfondimenti e bibliografia16.
La revisione dei contenitori di Longarina 1, pubblicati solo parzialmente e in parte spariti nel corso degli anni, ha sinora consentito di aggiungere il bollo L.OG”VL”NI all’elenco dei marchi su Dressel 6A recuperati in area ostiense17 e di individuare una Dressel 6B di prima fase, il cui impasto sembra ascrivibile sulla base dell’osservazione macroscopica a produzione medio-adriatica18.

Le anfore di Longarina 2
I contenitori adriatici rappresentano il gruppo più cospicuo (34 su 47) del contesto Longarina 2, accompagnandosi ad anfore di altra produzione. Il deposito risulta così composto:
- 38 italiche di cui
- sette ispaniche di cui
- due ovoidi catalane, probabilmente contenitori di tipo Tarraconese 1A o C e 1D21;
- tre ovoidi gaditane,
- un’ovoide del Guadalquivir,
- una Dressel 12 o piuttosto una Dressel 1C;
- due anfore di tradizione punica, probabilmente van der Werff 2.
Le anfore adriatiche appartengono nel loro complesso al tipo Lamboglia 2 (Tabella dei rinvenimenti di anfore adriatiche, riguardante gli esemplari che non si conservano in stato di totale frammentarietà). Nella pubblicazione preliminare i contenitori sono stati ascritti al tipo Dressel 6A22, precisando tuttavia che le anfore, attribuite al Gruppo 8 di Peacock & Williams, comprendente Lamboglia 2, Dressel 6A e Dressel 6B, paiono avere una morfologia intermedia tra il tipo A e il tipo C (rispettivamente Lamboglia 2 e Dressel 6B)23, ma caratteristiche tali da essere comunque assorbite nel tipo A. L’attribuzione al contenitore Dressel 6A deve essere avvenuta per confronto con il deposito di Longarina 1.
Morfologia e misure delle parti diagnostiche delle Lamboglia 2 risultano variegate, come evidenziato dalla tabella. Si segnala anche il contenitore di piccolo modulo inv. 59277.
Lamb. 2 | Orlo | Circonferenza spalla (cm) | Circonferenza max. (cm) | Diametro ansa (cm) | Altezza conservata |
Inv. 59254 | triangolare | 110 | 130 | 3,6 x 3,9 | 90 |
Inv. 59258 | triangolare | 108 | 110 | 3,1 x 4,4 | 95 |
Inv. 59260 | a fascia | in frammenti | 3,6 x 4 | in frr. | |
Inv. 59262 | a fascia | in frammenti | 3,5 x 5 | in frr. | |
Inv. 59263 | a fascia | 93 | 108 | 3,5 x 4,7 | 90 |
Inv. 59265 | a fascia | 103 | 128 | 3,6 x 4,1 | 95 |
Inv. 59267 | triangolare | 98 | 118 | 2,8 x 3,8 | 110 (altezza integrale) |
Inv. 59268 | a fascia | 106 | 117 | 3,7 x 4,3 | 108 (altezza integrale) |
Inv. 59269 | a fascia | in frammenti | 3,5 x 4,1 | in frr. | |
Inv. 59270 | a fascia | in frammenti | 3,2 x 4,5 | in frr. | |
Inv. 59272 | triangolare | in frammenti | 3 x 4 | in frr. | |
Inv. 59274 | a fascia | 100 | 110 | 3,8 x 4,4 | 95 |
Inv. 59275 | a fascia | 109 | 123 | 3,2 x 4,5 | 100 |
Inv. 59276 | a fascia | 105 | 110 | 3,6 x 4,7 | 95 |
Inv. 59277 | a fascia | 86 | 95 | 3,1 x 4,2 | 70 |
Inv. 59279 | – | 100 | 110 | 3,9 x 4,8 | 114 |
Inv. 59281 | a fascia | 95 | in frr. | 3,3 x 3,8 | in frr. |
Inv. 59282 | a fascia verticale | in frammenti | 4,6 x 3,8 | in frr. | |
Inv. 59284 | a fascia verticale | 95 | 117 | 3,7 x 4,1 | 90 |
Tre dei contenitori adriatici presentano un bollo sull’orlo (Fig. 65): ANTIOC (inv. 59284, anfora 31), APOLLO (inv. 59267, anfora 14) e D“AMA” (inv. 59268, anfora 15)24.

I marchi si ritrovano associati, nelle varianti attestate a Longarina 2, in un contesto ben datato al terzo quarto del I sec. a.C.: si tratta di un’opera di sistemazione del terreno funzionale alla costruzione di un complesso santuariale dedicato a Ercole e di terme pubbliche, subito dopo la fondazione della colonia romana di Pola in Croazia (46-45 a.C.)25. Inoltre in relazione al bollo ANTIOC26, testimoniato sia su ovoidi che su Lamboglia 2 e Lamboglia 2/Dressel 6A, si rappresenta che i contesti di attestazione presso la villa rustica di Cesano di Senigallia e le osservazioni di massima, concernenti morfologia e impasto, hanno orientato la letteratura archeologica27 per una produzione picena compresa tra il 50 e il 30 a.C. La cronologia delle Lamboglia 2 sembra quindi coerente con quella degli altri contenitori28.
Gli impasti adriatici delle anfore con corredo epigrafico presentano a livello macroscopico le seguenti caratteristiche:
- inv. 59267 (bollo APOLLO), impasto di colore dal rosa (5YR 7.4) al grigiastro (10 YR 6/2), duro, molto fine, compatto, brillante, con inclusioni rosse (chamotte?)29, nodulari e filamentose, e molto raramente bianche;
- inv. 59268 (bollo D“AMA”), impasto di color nocciola (7.5YR 6/6), fine con piccole inclusioni brillanti e più raramente bianche e nere;
- inv. 59284 (bollo ANTIOC), impasto di color nocciola (7.5YR 7/6), fine, con piccoli inclusi rossi nodulari (chamotte?) e più raramente neri.
In termini percentuali le anfore adriatiche rappresentano il 72% dei contenitori di Longarina 2 (34 su 47), mentre nel deposito Longarina 1 esse risultano il 16% circa del totale dei 298 contenitori pubblicati (42 Dressel 6A; 4 Dressel 2-4; 3 ovoidali attribuite a Brindisi).
Cronologia
Il deposito Longarina 1 è stato in prima istanza collocato in età augustea e più precisamente al principio del I sec. sulla base della sigillata italica presente30, ma i termini dell’oscillazione cronologica del contesto sono stati poi prudenzialmente allargati (50 a.C. – 50 d.C.), in occasione della revisione del materiale e in particolare della ceramica fine31. In tale circostanza non sarebbe dunque stata in buona sostanza contraddetta la collocazione cronologica inizialmente proposta.
La presenza, accanto alle Dressel 6A bollate THB32, di analogo contenitore a marchio L.OG“VL”NI33, potrebbe confermare una datazione almeno dall’età augustea sia sulla base dei contesti di rinvenimento34 che di paleografia e formulario di quest’ultimo35 (Fig. 66).

Una seconda fase di intervento – non riscontrata nel corso delle indagini più recenti da Simona Pannuzi a Longarina 2 – è stata datata, sempre in occasione della revisione della ceramica fine e comune, entro il III sec. sulla base della presenza di anfore Dressel 20 nella bonifica. Tuttavia i contenitori Dressel 20 di Longarina 1 risultano varianti piuttosto precoci del tipo, come già sottolineato nella prima pubblicazione del contesto36. Ciò induce a riflettere sull’identificazione della seconda fase; altra questione sono gli interventi di sistemazione spondale mediante colmate di materiale inerte, che nel caso di Longarina 1 paiono giungere alla fine del III o al IV-V secolo37.
Si deve tuttavia notare come i rinvenimenti più recenti presentino un panorama anforario diverso rispetto al contesto di Longarina 138 (Tabella Confronto), col quale sembrano topograficamente connessi. Nel loro complesso39 infatti sembrano riferibili al terzo quarto del I sec. a.C. Tale circostanza fa pensare che nel caso di Longarina 2si registri una sistemazione leggermente precedente o piuttosto che si sia attinto a un lotto di anfore differente da quello utilizzato nell’area contigua, vista la presumibile unitarietà dell’intervento di risanamento del suolo. Del resto, anche al Nuovo Mercato Testaccio allineamenti di contenitori da trasporto del settore NE del cantiere, realizzati almeno in età neroniana, riutilizzano alcune anfore il cui corredo epigrafico rimanda a un momento compreso tra la fine dell’epoca repubblicana e quella augustea40.
Provenienza | Anfore | Longarina 1 (Hesnard 1980, p. 149) | Longarina 1 (Contino et al. 2019) | Longarina 2 (Contino et al. 2022a) |
Italia | Lamboglia 2 | 34 | ||
Dressel 2-4 ad. | 4 | |||
Dressel 6A | 42 | |||
Anfore di Brindisi | 3 | |||
Dressel 1 | 3 | |||
Dressel 2-4 it. | 65 | |||
Contenitore a fondo piatto | 1 | |||
Spagna | Pascual 1 | 15 | ||
Dressel 2-4 tarr. | 11 | |||
Dressel 9 tarr. | 3 | |||
Ovoide catalana | 2 | |||
Ovoide gaditana | 3 | |||
Ovoide del Guadalquivir | 1 | |||
Haltern 70 | 32 | |||
Dressel 7/11 Longarina 2-3 | 96 | |||
Dressel 1C | 1 | |||
Dressel 12 | 5 | |||
Dressel 20/Oberaden 83 | 6 | |||
Africa e Tripolitania | Anfore di tradizione punica | 2 | ||
Tripolitana I | 4 | |||
Africana Antica | 20 | |||
Tripolitana I precoce | 2 | |||
Africana precoce | 2 | |||
Egeo-Oriente | Anfora rodia | 8? | ||
Anfora di Cos | 4 | |||
Totale | 298 | 24 | 47 |
Dati desunti dall’edito e prime considerazioni quantitative
Al fine di delineare un quadro generale delle presenze, sono stati trascelti alcuni contesti urbani e ostiensi, statisticamente valutabili e cronologicamente ben definiti.
Roma
I dati riportati per Roma provengono da due diverse pubblicazioni, l’una (Ferrandes 2008, pp. 374-409) relativa allo scavo di via Sacchi al Gianicolo, l’altra (Rizzo 2003, pp. 141-198) concernente la ceramica fine, le lucerne e i contenitori da trasporto nella capitale dell’Impero nei primi due secoli della nostra era41.
Nel primo caso si tratta di 3 contesti cronologici individuati nella medesima indagine archeologica alle pendici del Gianicolo:
- età tardo-augustea (contesto 1) = opere di terrazzamento artificiale e sistemazione del terreno, pertinenti al cd. “giardino delle olle”;
- età flavia (contesto 2) = area non edificata e incolta, povera di reperti;
- età tardo-antonina (contesto 3) = riporti di materiale interpretati come scarichi di un immondezzaio, chiusosi entro il 170-180 d.C. o poco oltre.
Nel secondo caso sono riportati i dati relativi a differenti aree di indagine e fasi cronologiche:
- età neroniana = area della Meta Sudans, accumuli e livellamenti realizzati dopo l’incendio del 64, nell’ambito della nuova progettazione urbanistica della zona (64 – 68 d.C.);
- età flavia = Crypta Balbi, ristrutturazione domizianea del perimetro esterno, settore N, prospiciente via delle Botteghe Oscure (post 80 d.C.); Forum Transitorium, interri domizianei (ante 98 d.C.); Vigna Barberini, riempimenti di epoca domizianea di un criptoportico pertinente ad una domus signorile di epoca giulio-claudia;
- età traianea = Crypta Balbi, attività di spoliazione e ricostruzione di strutture murarie individuate nell’ala orientale del conservatorio di S. Caterina della Rosa; Via Nova – Clivo Palatino, sistemazioni nell’area di raccordo Palatino – Foro Romano;
- età antonina (138 – 161 d.C.) = area della Meta Sudans, riempimento di una fossa individuata a NE dell’Arco di Costantino.
Ostia
Per quanto riguarda Ostia, invece, la pubblicazione di riferimento prescelta è rappresentata da Ostia VI42, che presenta il carattere di una monografia sulle anfore. Il saggio riguarda un’area esterna alle Terme del Nuotatore, la cd. area NE. La stratigrafia conosce una periodizzazione strutturata che va dall’età augustea a quella tardo-antica (la costruzione delle Terme si data ad epoca tardo-flavia), benché l’analisi dei materiali riguardi i primi due secoli dell’Impero, essendo stati i livelli posteriori sconvolti dagli interventi d’epoca contemporanea, ivi comprese le indagini di scavo degli anni Trenta/Quaranta del Novecento. Gli strati più significativi, dal punto di vista delle quantità di contenitori da trasporto – grazie a un importante livellamento che ha meritato il nome di piccolo Testaccio – sono tuttavia rappresentati da quelli d’età tardo-antonina, più recenti rispetto all’essenziale della documentazione del cantiere urbano del Nuovo Mercato (settore NE).
Quadro di sintesi
Dalla bibliografia che precede scaturisce la tabella sottostante (Tabella Quadro delle attestazioni di anfore adriatiche a Roma, senza NMT), in cui sono stati integrati i dati quantitativi relativi a Longarina 1 e 2. Tali dati sono essenziali per l’epoca augustea o – se si preferisce considerare i due siti separatamente – per la fase di passaggio tra repubblica e principato a Ostia.
Occorre precisare che non possono invece essere qui considerati i reperti di H. Dressel confluiti nel Corpus Inscriptionum Latinarum e in generale quelli della collezione dei Mercati di Traiano, originata dai ritrovamenti dello studioso tedesco, poiché l’interesse di questi si concentrò sulle anfore con corredo epigrafico, rendendo impossibile ricostruire i contesti e sottoporli ad analisi statistiche; d’altronde la collezione stessa è stata arricchita di apporti di cui non sempre è definita la provenienza.
È necessario aggiungere che, al fine di consentire il confronto all’interno delle pubblicazioni da una parte e con i dati del Nuovo Mercato dall’altra:
- la scansione cronologica dei contesti è stata talvolta semplificata (si veda ad esempio la definizione ampia di età tardo-repubblicana e augustea, applicata a situazioni complesse, come Longarina, o puntuali, come il contesto tardo-augusteo del Gianicolo);
- in alcuni casi sono stati accorpati più periodi -ad esempio per l’area NE delle Terme del Nuotatore i periodi 2a-b (70-80 d.C.) e 3a (80-90 d.C.) sotto la definizione di età flavia da una parte e i periodi 4 (120-140/160 d.C.) e 5 (160-180/190 d.C.) sotto quella di epoca antonina dall’altra.
Anfore olearie ad. (NMI) | Anfore vinarie ad. (NMI) | ||||||||
Contesto cronologico | Sito | br./ov. | D6B | L2 | L2/D6A | L2? D6A? | D6A | D2-4 | Fondo piatto |
Età tardo-repubblicana ed augustea | Roma (Ferrandes 2008) | 1 | 18 | 4 | |||||
Ostia (Longarina 1 e 2) | 3 | 1 | 34 | 42 | 4 | ||||
Ostia (Rizzo 2014) | 2 | ||||||||
Età giulio-claudia/neroniana | Roma (Rizzo 2003) | 8 | 1 | 17 | 2 | ||||
Ostia (Rizzo 2014) | 8 | 2 | |||||||
Età flavia | Roma (Rizzo 2003; Ferrandes 2008) | 3 | 1 | 3 | 6 | 1 | |||
Ostia (Rizzo 2014) | 4 | 4 | 4 | 2 | 1 | ||||
Età tardo-flavia/traianea | Roma (Rizzo 2003) | 2 | 1 | 1 | |||||
Ostia (Rizzo 2014) | 1 | 1 | 1 | ||||||
Età antonina | Roma (Rizzo 2003; Ferrandes 2008) | 2 | 5 | ||||||
Ostia (Rizzo 2014) | 1 | 1 | 1 | 3 | 6 | 6 | 219 | ||
Totale | 17 | 2 | 52 | 4 | 9 | 97 | 19 | 227 |
Con riferimento ai dati contenuti nella tabella, sono considerate in gran parte residuali le presenze di Lamboglia 2 e “ovoidali brindisine”43; nel caso di Longarina 1, tuttavia, le ovoidali sono state interpretate come la testimonianza più recente delle importazioni di olio dall’Apulia-Calabria44, mentre sono assenti le Lamboglia 2. Si precisa che nel contiguo sito di Longarina 2 – interpretabile probabilmente come parte del medesimo intervento di sistemazione del suolo benché si sia attinto ad un lotto di anfore differente e forse cronologicamente di poco più antico – 34 su 47 contenitori rinvenuti sono rappresentati da Lamboglia 2, mentre sono totalmente assenti le ovoidali brindisine e/o medio-adriatiche.
Minimamente rilevanti sono le attestazioni di anfore olearie Dressel 6B45, potendosi peraltro registrare a Roma dall’età neroniana a quella antonina l’assoluta preminenza dell’olio betico46.
Più significativa è invece la presenza in ambito urbano delle vinarie Dressel 6A nei contesti di età primo-imperiale, dato che trova pieno riscontro nel sito di Longarina 1 dove anzi le Dressel 6A sono 42 su 298 contenitori considerati a fini statistici47, ovvero un numero che si avvicina al totale delle altre attestazioni registrate nella tabella. Tale circostanza è forse imputabile a caratteristiche e natura del contesto ostiense; del resto anche in quello tardo-augusteo di via Sacchi a Roma, 11 su 18 degli esemplari di Dressel 6A attestati provengono dal terrazzamento artificiale in cui 43 contenitori da trasporto (Dressel 6A, Dressel 2-4 e Dressel 7-13) erano stati scelti in funzione della necessità di contenere le spinte del terreno ed evitare il ristagno idrico48. Si noti che le attestazioni decrescono sensibilmente dall’età flavia, mentre le anfore sono considerate ancora in circolazione nella letteratura archeologica49. Si segnala inoltre la difficoltà a distinguere in alcuni casi tra la Dressel 6A e l’anfora progenitrice Lamboglia 2, nonché ad individuare gli esemplari di transizione tra i due tipi50.
Anche i dati quantitativi relativi alle anfore vinarie Dressel 2-4, presenti nelle stratigrafie urbane ed ostiensi sin dall’età augustea, devono essere letti con prudenza, in quanto frequente è la tendenza nella bibliografia a indicare il tipo di contenitore, ma non l’ambito produttivo51.
Da ultimo, sulla base dell’edito si segnala a partire dall’età flavia l’attestazione di contenitori vinari a fondo piatto, prevalentemente di produzione emiliana, mentre sporadica è la presenza di un’anfora di manifattura medio-adriatica nei livelli ascrivibili al 160-180/190 d.C.52; l’exploit di tali contenitori si registra soprattutto a Ostia in età antonina, in controtendenza rispetto al regresso della viticoltura italica, riflettendo con ogni probabilità due fenomeni: sul fronte dell’area di produzione l’interesse economico degli imperatori per la zona, attestato anche dalle ristrutturazioni amministrative attuate e dalle proprietà acquisite in Aemilia, sul fronte redistributivo le peculiarità del mercato ostiense53.
Bollo | Tipo | NMT | Roma | Ostia e Portus |
ANTIOC | L2 | Contino et al. 2022a (riscontro autoptico 2014, 2021) | ||
APOLLO | L2 | Contino et al. 2022a (riscontro autoptico 2014, 2021) | ||
ARCHELA | L2 | Nonnis 2012, p. 103 | ||
D“AMA” | L2 | Contino et al. 2022a (riscontro autoptico 2014, 2022) | ||
DIOD | L2 | Nonnis 2012, p. 188 | ||
ER (retrogrado) | L2 | x | ||
MENOLA | L2 | RTAR II, n. 654 | RTAR II, n. 653 (= Rizzo 2014, p. 149?) | |
DIPHILVS/M“AL”LEOLI.L.S.H | L2/D6A? | CIL XV, 3444 | ||
N.SC“ATR”[—] (?) | L2/D6A? | Rizzo 2003, p. 160 | ||
M.A“MV*”[ | D6A | x | ||
“ANT” | D6A? | x | ||
ACND** | D6A | CIL XV, 3566 | ||
BAR // SEX.IVL.ORP | D6A | CIL XV, 3409 | ||
BARBA | D6A | CIL XV, 3408c | ||
BARBARI | D6A | x | CIL XV, 3408a-b | |
B“AR”B“VL” // C.I“VL”.POLY | D6A | x | CIL XV, 3410 | |
C.C | D6A | x | ||
Q.C.A | D6A | x | ||
P.C.T“HE” | D6A | x | ||
C“AD”MVS | D6A | x | CIL XV, 2769 | |
T.CAE / FVSCI | D6A | x | CIL XV, 3423 | |
CCAESI / NASIC“AE” | D6A? | x | ||
C.CAR.FRON | D6A | x | CIL XV, 3427 | |
“TI”CL.S | D6A | x | ||
CI*[]I*P* | D6A | x | ||
[C]OSSI | D6A | Ferrandes & Pegurri 2024, p. 367 | ||
[C]RISPIN[I]**/ [VA]LE*R*IA[NI] | D6A? | x | ||
T.H.B | D6A | x | CIL XV, 2905; comunicazione personale Fulvio Coletti e riscontro autoptico 2014 (Palatino); Lissi Caronna 1968, pp. 10-15. | Hesnard 1980, p. 144; comunicazione personale Salvatore Medaglia (ager portuensis) |
M.“HE”RPICE“NT” | D6A | CIL XV, 3466 | ||
M.“HE”RPRISC | D6A | CIL XV, 3467 | ||
I“VL”IORP[ e SEXIVL.ORP | D6A | CIL XV, 3472-3473 | ||
C.I“VL”P“AR” | D6A | CIL XV, 3474 | ||
SEX.I[“VL”.SE“VER”] | D6A | x | ||
signum C.L.F** oppure IC.L.F** | D6A | CIL XV, 3475. | ||
D.L.F*[PRI] | D6A | x | ||
LIVINI | D6A | x | CIL XV, 3480 (anche bollo anepigrafe?) | |
]L*OIEN / ]FID | D6A? | x | ||
C.M.CALAIS | D6A | x | CIL XV, 3483 | |
M[]IE[ | D6A | Olcese et al. 2023, p. 115, tav. 7 | ||
L.N.F | D6A | x | CIL XV, 3490 | |
Q.NINNI / SECVNDI | D6A | x | CIL XV, 3494 | |
L.O.C | D6A | x | ||
L.OG“VL”NI | D6A | Riscontro autoptico 2014, 2021, 2024. Magazzini Parco archeologico di Ostia antica, proveniente da Longarina 1 (inv. 33521). | ||
P.PE[TR]ONI | D6A | Olcese et al. 2023, p. 115, tav. 7 | ||
A.“PL”A | D6A | x | ||
LLPO“MPV”SIOR“VM” e LLPOMPV/SIORVM | D6A | CIL XV, 3507a-b | ||
PONTIC“VL” | D6A | CIL XV, 3508 | ||
P.C.S.D | D6A | x | CIL XV, 3420 | |
A.Q.BE** | D6A | x | ||
A.R.N | D6A | x | CIL XV, 3512 | |
RVBRI | D6A | x | ||
[]CC.AVG*.II** / RVBRIAE.PF.F // “HD” | D6A | x | ||
SAF.PIC o SAFINIAE.PICE | D6A | x | CIL XV, 3519; Ferrandes 2008, pp. 250-251; Nocera 2012, pp. 77, 80, fig. 7e | |
[T.]SILEI.PE[TRV] / [-]DIANI.V[ARI] | D6A | x | ||
SVLL“AE” | D6A | x | ||
L.TARI o L.TARI“RVF”I | D6A | x | ||
M.“TA”T“TI”.BL“AN”DI | D6A | CIL XV, 3534 | ||
EVNI signum / TRAVLI | D6A | x | CIL XV, 3453 | |
M.“VTA”N / HY“MEN” | D6A? | CIL XV, 3546 (cfr. tituli picti su D6A con stessa onomastica: CIL XV, 4657) | ||
V“IB”I | D6A | CIL XV, 3544 | ||
VOLC | D6A | x | ||
]EC | D6A? | x | ||
ARISTONI | D2-4 | Ferrandes 2008, p. 251 | ||
B“AR”B“VL” // C.I“VL”.POLY | D2-4 | x | Controllo autoptico Mercati di Traiano (MT n. i. 3), forse una Dressel 6 similis di CIL XV, 3410? | |
FELICIO | D2-4 | Comunicazione orale: G. Iacomelli, “L’uomo e la donna dietro l’oggetto. I bolli anforari tra nuove attestazioni e aspetti prosopografici”, in Alla riscoperta di un settore degli Horti Lamiani. Prima Giornata di studi (Roma, Auditorium Fondazione Enpam, Museo Ninfeo, 28 febbraio 2022) | ||
TPALFVRI.SVRAE | D2-4 | x | Panella 1970, pp. 127-131 | |
M.R | D2-4 | x | ||
REGVLI | D2-4 | x | ||
“THIB”R“IDIS”“ER”[ | D2-4 | x | ||
TCAR/GEM | Fondo piatto | Rizzo 2014, p. 129 | ||
DOCTE*/L*IMARC | Fondo piatto | Rizzo 2014, p. 129 | ||
SEXIVLI / AEQVANI / LAVTI | Fondo piatto? | x | ||
L.“AL”B“ID“AMAE” | Ov. brindisina | x | ||
L.PVBLIC.IVC“VND” | Ov. brindisina | x | ||
STRATONIC | Ov. brindisina | CIL XV, 3532 | ||
FELIX.PVLLI | Ov.? Prod. salentina | CIL XV, 3459 (non vi sono indicazioni sul tipo) | ||
M.TVCCI.L.F.TRO/CALEONIS | Ov. adriatica o tirrenica? | CIL XV, 3539 (il luogo di produzione è dubbio) | ||
ZOILOY | Ov. adriatica (affine alle brindisine) | Nonnis 2012, p. 441 | ||
L.CORNE“AM”ICI | D6B | x | ||
C.L“AE”K.BAS // CLARVS | D6B | CIL XV, 3477 | ||
MANSVE“TI” | D6B | x | ||
]N* (?) | D6B | Olcese et al. 2023, p. 115, tav. 7 | ||
[-].F.SALVI | D6B | Rizzo 2003, p. 160 | ||
SISENN“AE” | D6B | CIL XV, 3528 | ||
]TI | D6B | x |
Notes
- Pannuzi et al. 2006, pp. 192-195, 210-213.
- Sul rapporto tra mercato urbano e ostiense, Rizzo 2014, pp. 393-394 (con riferimenti bibliografici); per le relazioni commerciali lungo il corso del Tevere con alto Lazio Sabina e Umbria, Fontana 2008, pp. 655-670.
- Cafini & D’Alessandro 2010, p. 98 (con bibliografia precedente).
- Dressel 1878, pp. 118-192; Dressel 1879, pp. 36-112, 143-196.
- L’Accademia di Berlino si era assunta l’onere della raccolta epigrafica, il cui piano era stato presentato da Th. Mommsen nel 1847, dopo varie vicissitudini editoriali; precedentemente O. Kellermann aveva già provato ad interessare la prestigiosa istituzione al progetto di un corpus delle iscrizioni latine, ma il proponimento era stato stroncato dalla prematura morte di questi nel 1837. Dopo un tentativo fallito da parte dell’Académie des Inscriptions di Parigi, arrestatosi in fase preparatoria, la curatela fu assunta nuovamente dai tedeschi e pianificata dal Mommsen. Il primo volume del CIL, che tratta le iscrizioni latine dalle origini alla morte di Cesare con un taglio cronologico, uscì nel 1863. Seguirono gli altri tomi variamente strutturati: i volumi II-XIV hanno infatti un ordinamento geografico, mentre quelli XV-[XVIII], hanno un ordinamento tematico. Per la storia della raccolta Caldelli 2010, pp. 32-34; Caldelli 2010a, pp. 281-283; Calabi Limentani 1991, pp. 54-56.
- Il volume è l’unico – con l’eccezione di CIL IV (Pompeii) – che non releghi l’instrumentum in uno spazio marginale. Per questa ragione H. Dressel si deve considerare il maggior rappresentante dello studio scientifico e della sistemazione di questa tipologia di iscrizioni; il repertorio da questi edito è strutturato in diverse sezioni che danno conto, pur non esaurendola, della varietà di epigrafi afferenti a tale categoria (1: lateres; 2: dolia, pelves, arcae, tubi, antefixa, laterculi anaglypti; 3: amphorae; 4: vasa et suppellex argillacea praeter lucernas; 5: lucernae; 6: vascula vitrea; 7: auro argento aeri ferro plumbo inscripta, scil. suppellex).
- Per le informazioni sulla collezione che seguono Pacetti 2000, pp. 351-352.
- Le anfore presentate sono soltanto quelle per le quali c’è stato un riscontro autoptico.
- Altri contenitori potrebbero aver restituito qualche evidenza epigrafica durante il restauro, in corso al momento del controllo autoptico, e non essere stati destinati all’allestimento, sebbene informazioni in tal senso non siano state fornite dai curatori dell’esposizione.
- Vi si assocerebbero le iscrizioni CIL XV, 3616c (A graffita a crudo sul ventre) e 4667b (“FLS” dipinto in rosso sulla spalla sotto l’ansa destra), non riscontrate.
- Secondo il CIL, il titulus pictus CIL XV, 4660 (in particolare m) era attestato anche su uno dei due contenitori a marchio PONTIC“VL”, rinvenuti al Castro Pretorio; tituli assimilabili erano presenti anche su anfore recanti i bolli THB (CIL XV, 2905) e BARBARI (CIL XV, 3408a).
- Pannuzi et al. 2006, pp. 192-195, 210-213; Pannuzi 2013; D’Alessandro & Pannuzi 2016, pp. 530-537; Carbonara et al. 2019; Contino et al. 2019, pp. 237-257.
- Hesnard 1980, pp. 141-155 (i contenitori ammontavano a 360 ma ne sono stati considerati solo 298 ai fini dello studio). Nelle more di questa pubblicazione è stato edito il contributo Olcese et al. 2023 che, oltre al Binario Morto, considera unitariamente Longarina 1 e 2, riferendo i contesti ad epoca augustea.
- Durante lo scavo, lungo lo stesso allineamento dei depositi d’anfore, è stata accertata la presenza anche di altre due fosse, purtroppo sconvolte, ma con tutta probabilità relative al medesimo intervento antico di bonifica.
- Sulle anfore reimpiegate negli interventi geotecnici e idraulici da ultimo Mazzocchin 2013, pp. 51-59 (con bibliografia precedente).
- Al momento il gruppo di lavoro di cui faccio parte ha pubblicato il contributo Contino et al. 2022a e ha partecipato al XXIII Congresso dell’Associazione Rei Cretariae Romanae Fautores (Leiden 2024). La ricerca su Longarina 1 è ancora in corso.
- D’Alessandro & Pannuzi 2016, p. 534.). Il bollo L.OG“VL”NI (Parco archeologico Ostia Antica, inv. 33521) è associato ad altro marchio di forma circolare al momento non identificabile.
- Il contenitore è citato in Hesnard 1980, p. 150, ma non è presente nelle quantificazioni del deposito. L’anfora in questione (Parco archeologico Ostia Antica, inv. 33697) si presenta con orlo ingrossato, corpo ovoidale e piccolo puntale a bottone. L’impasto è nocciola chiaro (7.5YR 7/6), fine chamotte (?), in grani e in filamenti, e inclusi bianchi.
- La Dressel 1C risulta, a un’analisi a occhio nudo, di possibile produzione vesuviana, mentre le due Dressel 1B sono presumibilmente provenienti dall’Etruria.
- In assenza di analisi archeometriche, sulla base delle caratteristiche morfologiche del contenitore e di un esame macroscopico dell’impasto, si segnala l’affinità con un esemplare dall’atelier di Ca’ Lo Spelli presso il Portus Pisanus, datato ad età augustea e identificato con l’anfora Vingone 3 (Menchelli et al. 2013, p. 106 fig. 4,5; Menchelli & Picchi 2016, p. 233 fig. 4,2). Il nostro esemplare costituirebbe un’attestazione precoce del tipo, sulla base delle altre anfore testimoniate nel contesto, molto coerente, oppure il più recente dei contenitori di Longarina 2.
- La Tarraconese 1D presenta due graffiti, uno inciso sulla spalla alla base del collo dopo la cottura (DA) e un altro (X) realizzato in officina prima della cottura del pezzo.
- Pannuzi et al. 2006, pp. 211-212.
- Peacock & Williams 1986, p. 98, fig. 34 e p. 99.
- ANTIOC e D“AMA” sono impressi al contrario. Per la riflessione prosopografica, l’onomastica e i possibili esemplari di confronto dei tre bolli Nonnis 2012, pp. 93, 98 e 178-179, con aggiornamenti in Starac 2020, pp. 47-48, 54-55. Da segnalare per la diffusione di DAMA, oltre a quanto già rappresentato nella bibliografia citata, le attestazioni su Lamboglia 2 rinvenute in Albania a Lezhë e Apollonia (Lahi 2009, pp. 111, 144, 210, 233, tav. XXIII fig. 315, tav. XXXVI fig. 468; diversi punzoni).
- Starac 2020, pp. 1-3, 28. Cfr. Starac 2008, pp. 121-129. Tra il 2005 e il 2007 sono stati registrati 2119 contenitori, di cui 1754 estratti e documentati. Le anfore presenti nel deposito sono prevalentemente di tipo Lamboglia 2 (1717 reperti; 98% ca. degli oggetti catalogati, pari all’81% del totale registrato). Molte mostrano le caratteristiche delle forme di transizione Lamboglia 2/Dressel 6A. Le anfore ovoidali sono 35; un esemplare di Dressel 2-4 era collocato in posizione periferica del deposito, in alto tra le ultime anfore; era presente anche una Dressel 1 nei livelli inferiori.
- Si segnala l’esistenza di marchi affini per onomastica e talvolta per tipologia di contenitore (Nonnis 2012, pp. 92-93), tra cui ANTIO attestato su Lamboglia 2 anche nel contesto croato di Pola (Starac 2020, p. 47), non riferibili in toto alla medesima produzione.
- Cipriano & Carre 1989, pp. 77-79. A tale produzione è ascritta almeno una parte dei contenitori che recano tale bollo (Nonnis 2013, p. 93).
- Per la cronologia e la discussione delle altre produzioni, ivi comprese le italiche, si rimanda a Contino et al. 2022a. In questa sede si precisa che confronti interessanti per le anfore provenienti dalla Spagna si trovano nel relitto catalano di Cala Bona I, la cronologia dei cui materiali è compresa tra il 50 e il 30 a.C. In tale relitto, come pure in Illes Formigues 1, il cui naufragio si colloca tra il 40 e il 30 a.C., contenitori di tipo Tarraconese 1 sono associati ad anfore di produzione betica, LC 67, ovoidi gaditane e del Guadalquivir (Martín Menéndez 2008, pp. 103-127).
- Come già rilevato, il termine chamotte è utilizzato in questo lavoro in forma dubitativa, non essendo stati sottoposti i contenitori in questione ad analisi che abbiano accertato, come nel caso delle anfore di Cattolica (RN), la reale natura dei noduli, risultati da un mélange di argille con caratteristiche diverse (Esquilini 2008, pp. 183-188).
- Hesnard 1980, pp. 141-142.
- Rivello 2002, pp. 421-449, in particolare p. 445.
- Le cinque anfore citate in bibliografia (Hesnard 1980, p. 144) sono state riscontrate nella documentazione fotografica (Parco Archeologico di Ostia Antica): invv. 33453, 33464, 33492, 33507, 33523. Autopticamente sono stati individuati al momento (aprile 2024) solo i contenitori invv. 33492 e 33523.
- Inv. 33521 (Parco archeologico Ostia Antica). Il bollo L.OG“VL”NI è associato ad altro marchio di forma circolare al momento non identificabile.
- Il marchio è attestato ad Aquileia, Ostiglia (MN), Precenicco (UD), Trieste e Vicenza (Mazzocchin 2013, p. 105, n. 11). Nel drenaggio di Campo Marzio a Vicenza sono impiegati materiali che vanno dall’età augustea a quella claudia.
- Nonnis 2012, p. 298.
- Hesnard 1980, p. 155, nt. 88.
- Rivello 2002, pp. 438 (III sec.), 429 (IV-V sec.).
- Per la ceramica fine, orientativamente inquadrabile tra la fine del I sec. a.C. e il successivo (sigillata italica: piatti Conspectus 2.1, 20.1 e 20.4, coppa Conspectus 34.2), si è perso ogni riferimento alla provenienza stratigrafica ed è stato possibile esaminare solo le schede di catalogo e non i frammenti recuperati.
- Contino et al. 2022a.
- A un ambito cronologico consimile a quello dei materiali di Longarina 2 sono ascrivibili i rinvenimenti urbani effettuati all’Esquilino, presso il limite SW dell’attuale piazza Vittorio, nel riempimento di una trincea realizzata per cavare la pozzolana e coperta dalle colmate funzionali alla creazione degli Horti Lamiani (Ferrandes 2014, pp. 153-166). Tale riempimento si data alla metà del I sec. a.C. e rappresenta il più cospicuo deposito attualmente noto a Roma per la tarda età repubblicana (ca. 10.000 reperti di cui 3000 ascrivibili ad anfore, 1/6 dei quali rappresentato da parti diagnostiche). Tra i contenitori da trasporto attestati, il 72% è italico: prevalgono le Dressel 1, mentre sporadiche sono le attestazioni di Lamboglia 2 e ovoidali. La rarità di questi tipi è attribuita nel caso dell’area degli Horti Lamiani a una tendenza del vino adriatico verso i mercati orientali, piuttosto che verso quello urbano.
- Si segnala che nelle more di questa pubblicazione è stato edito il contributo Ferrandes & Pegurri 2024, pp. 357-370.
- Panella C. & Rizzo G., Ostia VI. Le terme del nuotatore (= Studi miscellanei 38), Roma 2014. In particolare Rizzo 2014, pp. 79-97; 118-130.
- Un esemplare (MT 195) di ovoidale brindisina (?) si conserva anche ai Mercati di Traiano.
- Hesnard 1980, p. 148.
- Tre individui da Roma, se all’esemplare dalla Curia con bollo [-].F.SALVI (Rizzo 2003, p. 160), si aggiungono quello conservato ai Mercati di Traiano (MT 106), con bollo SISENN“AE” e l’esemplare CIL XV, 3477 (C.L“AE”K.BAS // CLARVS). Nei contesti ostiensi esaminati l’anfora è presente a Longarina 1 (Hesnard 1980, p. 150) ed è stata riscontrata nei sopralluoghi effettuati.
- Rizzo 2003, p. 220.
- Hesnard 1980, p. 149.
- Ferrandes 2008, p. 249. Due degli esemplari di Dressel 6A utilizzati nelle opere di terrazzamento presentano un bollo SAF.PIC sulla spalla.
- Rizzo 2003, p. 160.
- Dichiaratamente in Ferrandes 2008, p. 258. Si noti che un’anfora Lamboglia 2/Dressel A, residuale nelle stratigrafie urbane di età flavia, presenta il bollo a lettere rilevate N.SC“ATR”[—] (Rizzo 2003, p. 160), la cui lettura è però incerta; si confronti la serie N.SC“APTI” (su cui Nonnis 2012, p. 375). Si conserva qui la trascrizione originaria.
- Rizzo 2003, pp. 147-149. Un contenitore Dressel 2-4 di produzione adriatica segnalato in Ferrandes 2008, p. 251 presenta il bollo ARISTONI(cus?).
- Rizzo 2014, pp. 129-130, n. 40.
- Su questi contenitoriRizzo 2014, pp. 127-130, 402. Sono segnalate anche le attestazioni ostiensi di bolli su contenitori a fondo piatto: TCAR/GEM e DOCTE*/L*IMARC.