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Le attività produttive dell’Umbria adriatica attraverso l’epigrafia monumentale

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Nell’introdurre la tematica che mi propongo di svolgere in questo contributo mi pare opportuno soffermarmi preliminarmente sui limiti geografici di questa indagine, che risentono di una certa ambiguità, data dalla stessa definizione di Umbria adriatica. Ci occuperemo qui di quei centri della regio VI – Umbria posti sul versante orientale, dunque sul versante adriatico, rispetto allo spartiacque appenninico. Si tratta di uno spazio che racchiude territori di natura diversa, dal punto di vista geomorfologico, un dato che si riflette anche in una varietà di condizioni economiche piuttosto spiccata; anche limitandoci alle comunità che hanno restituito documenti rilevanti per il tema in oggetto potremmo in effetti ricordare i centri costieri di Pisaurum, Fanum e Sena Gallica; i centri collinari di Urvinum Mataurense, Forum Sempronii, Suasa e Ostra; infine i centri appenninici più interni di Sestinum, Sentinum e Tuficum. Una certa arbitrarietà nella definizione dei limiti dell’indagine di questo tipo è in qualche misura inevitabile, ma ci invita comunque a continuare la riflessione sul problema metodologico generale dell’estensione del concetto di “spazio adriatico” nel contesto delle ricerche sull’economia romana.

Si inquadra nell’arbitrarietà di cui si diceva il fatto che nella presente indagine ho deciso di escludere due centri della regio VI che pure si affacciavano sul versante adriatico, più precisamente romagnolo, della regione, Sarsina e Mevaniola. L’esclusione si deve a ragioni soprattutto di ordine pratico: le due comunità ci hanno effettivamente restituito un numero piuttosto considerevole di documenti inerenti le attività produttive, 17, di cui ben 14 riguardano però l’associazione dei centonarii di Sarsina. Il contesto geografico, ma soprattutto socio-economico delle due comunità dell’Appennino romagnolo, mi sembra, anche solo da questa considerazione del loro profilo documentario, del tutto peculiare e credo dunque opportuno che l’epigrafia del lavoro di Sarsina e Mevaniola meriti più opportunamente un contributo specifico.

Nell’area così definita, la documentazione epigrafica ci restituisce un corpus di testimonianze niente affatto irrilevanti (e che dunque in questa sede, per ragioni di tempo, potrà solo essere oggetto di un’analisi preliminare): allo stato attuale delle nostre conoscenze abbiamo in effetti un totale di 37 documenti relativi ad attestazioni individuali e collettive di attività produttive, tutti in lingua latina1. Considerando anche le non poche attestazioni relative ad attività commerciali, di servizio, e alle professioni intellettuali, questo dato dimostra come la documentazione epigrafica dell’Umbria adriatica dovesse essere relativamente attenta al mondo del lavoro. Lo dimostra la comparazione con la vicina regio V Picenum, che ci ha restituito34 documenti pertinenti allo stesso ambito lavorativo, dunque un numero leggermente inferiore su un’area leggermente più estesa.

Nel confronto con il Piceno colpisce anche la completa assenza dalla documentazione della nostra regione, almeno al momento, di documenti in lingua greca. Il dato appare piuttosto sorprendente poiché non di rado gli ellenofoni, stranieri giunti in Italia anche per ragioni economiche, menzionavano il proprio mestiere, per definire un’identità che per lo più non poteva fare riferimento ad un’appartenenza familiare, poiché si trattava di persone che di regola erano sradicate dalla loro famiglia, rimasta nei loro luoghi di origine. Che questo dato non possa essere ricondotto solo alla casualità dei rinvenimenti epigrafici può essere denunciato dal ruolo minore che in genere l’epigrafia greca dell’Umbria adriatica riveste per tutte le attività lavorative, non solo sui mestieri legati alla produzione. Si possono in effetti citare al momento solo due attestazioni, peraltro dubbie e piuttosto tarde, entrambe da Pisaurum: la prima è l’epitafio di Διόσκορος, ναύκληρος, datato al 392 d.C. sul quale pende un sospetto di autenticità2; la seconda è un’iscrizione sempre di natura sepolcrale con menzione di un εἰσταβάρις, termine che è stato accostato al latino stabularius, ma che forse più probabilmente deve essere interpretato come antroponimo3.

La tipologia delle testimonianze non desta particolare sorprese, se non per la singolare concentrazione di tabulae patronatus relative ad associazioni professionali, ben 4 in un’area piuttosto limitata: abbiamo in effetti 14 documenti di carattere onorario, 10 testimonianze di natura sepolcrale, 6 documenti relativi a opere di interesse pubblico, un’iscrizione sacra, un possibile album dell’associazione dei centonarii di Pisaurum4, infine un frammento di natura incerta, che ci conserva sempre a Pesaro l’attestazione di un’associazione di picarii, produttori e commercianti di pece, attraverso il ricordo di un tale M. Picarius Nuraeus, sociorum libertus5.

Del tutto peculiare, come si accennava, è il numero di epigrafi appartenente alla tipologia documentale, non molto diffusa, delle tavole di patronato emesse da collegia, con ben tre attestazioni provenienti da Sentinum, relative rispettivamente alla nomina a patrono di Coretius Fuscus da parte dell’associazione dei fabri, alla concessione del patronato allo stesso Coretius Fuscus, alla moglie Vesia Martina e al figlio della coppia Coretius Sabinus da parte dei centonarii e infine alla nomina a patrono di un membro della stessa famiglia, Coretius Victorinus, da parte dell’associazione dei centonarii della città di Ostra6; il quadro si completa con un documento provieniente da Pisaurum, il decreto con il quale il locale collegium fabrum nominava come sua patrona Setina Iusta7.

Non sorprende nemmeno la distribuzione geografica delle testimonianze, con una particolare concentrazione a Pisaurum, dalla quale provengono 14 documenti, ma anche negli altri centri costieri di Fanum Fortunae, con 4 attestazioni, e Sena Gallica, con 3 documenti, comunità che del resto sono tra quelle con il patrimonio epigrafico monumentale più rilevante nella regione e nelle quali si può presumere, in base alla loro collocazione geografica, una vita economica più vivace e una maggiore apertura ideologica nei confronti del lavoro come fattore identitario. Più rade, ma non insignificanti, le testimonianze relative alle comunità collinari di Urvinum Mataurense (con 3 documenti), Forum Sempronii (2 documenti)8, Suasa (3 documenti)e Ostra (un solo documento)9 e ai centri più interni di Sestinum (3 documenti), Sentinum (3 documenti) e Tuficum (un solo documento).

Più peculiare la distribuzione cronologica delle testimonianze che, sulla base delle datazioni proposte dalla dottrina scientifica, si può ricostruire come segue: 1 documento di I sec. a.C.; 2 documenti inquadrabili tra la metà I sec. a.C. e la metà I sec. d.C.; 3 documenti di I sec. d.C.; 3 documenti collocabili tra la metà I sec. d.C. e la metà II sec. d.C.; 12 documenti di II sec. d.C.; 4 documenti da datare tra metà II e la metà III sec. d.C.; 6 documenti di III sec. d.C. A questi si possono aggiungere quattro testi collocati genericamente all’età del Principato e due testimonianze di incerta datazione.

In ordine di tempo, il primo documento del nostro piccolo dossier è un testo da Sena Gallica in cui gli opifices, insieme agli incolae, finanziano la costruzione di una qualche opera di interesse pubblico; l’iscrizione è purtroppo perduta, dunque non risulta possibile valutarne, ai fini della cronologia, la tipologia monumentale e soprattutto le caratteristiche paleografiche, ma presenta comunque nel testo caratteri piuttosto risalenti, quali l’assenza del cognomen per i tre liberti che rivestivano il ruolo di magistri e curarono la costruzione, e come anche la probabile mancata geminazione della consonante nel nomen Manneius, che appare nella forma Maneius10. Il testo più tardo datato con sicurezza è invece una tabula patronatus da Sentinum redatta dalla locale associazione dei centonarii nel 261 d.C., sulla base della menzione della coppia consolare11.

Allo stato attuale delle nostre conoscenze, appare significativa la concentrazione delle testimonianze tra II e III sec. d.C., con un certo attardamento rispetto alla situazione di altre aree dell’Italia centrale. Va tuttavia rilevato che, ad un primo sguardo, per non pochi documenti sembra essere necessario un attento riesame delle datazioni, che potrebbe portare a una precisazione del quadro cronologico.

Dati significativi emergono dalla considerazione delle attestazioni individuali di lavoratori in confronto con le testimonianze relative alle organizzazioni collettive della gente di mestiere. Non sono in effetti molto numerosi i documenti che riguardano singoli lavoratori, appena 11, mentre un vi è un numero significativo di attestazioni, 6, che riguardano singoli membri o dirigenti di collegia professionali, in documenti che peraltro, di regola, ricordano anche l’organizzazione professionale nel suo complesso. Relativamente frequenti le attestazioni collettive dei lavoratori, per lo più pertinenti i collegia dei fabri e dei centonarii, ma anche ai collegia omnia di Urvinum Mataurense e alla collettività degli opifices di Sena Gallica, per un totale di 31 attestazioni; per una corretta interpretazione di questa cifra va tuttavia rilevato che vi sono alcune epigrafi che ricordano insieme centonarii e fabri. Questo dato relativo alla prevalenza delle attestazioni collettive è in parte spiegabile pensando che i modesti lavoratori del settore produttivo avevano minori opportunità di trovare ricordo individuale rispetto a coloro che erano impegnati nei settori del commercio, dei trasporti e delle finanze, dei servizi pubblici e privati o nelle arti liberali. Le cifre peraltro lasciano anche intravedere le maggiori opportunità che i lavoratori dell’Umbria adriatica avevano di lasciare ricordo di sé nel momento in cui agivano come collettività.

Per quanto concerne la condizione giuridica dei lavoratori, limitandoci dunque ai documenti che menzionano lavoratori individuali o singoli membri di associazioni di mestiere, si rilevano 3 personaggi di libera condizione12, 5 liberti13, cui sono da aggiungere altri due individui che, probabilmente, erano schiavi manomessi, anche se non lo dichiarano esplicitamente attraverso la loro formula onomastica14; la nostra documentazione ci fa conoscere un solo probabile schiavo, a giudicare dal fatto che presenta una formula onomastica con nome unico e che il documento ne registra un’azione compiuta permissu domini15. Di contro tra gli incerti dobbiamo annoverare almeno 3 persone16, oltre ai dirigenti e ai membri delle associazioni professionali ricordate nelle tabulae patronatus17. Il campione è estremamente limitato, ma al momento conferma la ben nota prevalenza dei liberti tra la gente di mestiere, con una sovrarappresentazione di questo status giuridico nella documentazione epigrafica sulle attività lavorative, come anche la sottorappresentazione degli schiavi.

Per questo concerne le attività produttive attestate, riprendendo la classificazione che già ho proposto per la regione del Piceno18, non sorprende il totale silenzio sui mestieri della terra. A proposito dei mestieri del legno si possono ricordare 3 attestazioni sicure: un cisiarius, supponendo che questo lavoratore non fosse impegnato solo nella guida, ma anche nella costruzione, prevalentemente in legno, di queste leggere carrozze19, un materiarius20 e infine M. Picarius Nureus, ex-schiavo di un’associazione di picarii, come dimostra il suo singolare gentilizio, se supponiamo, come mi pare legittimo, che anche dopo che egli sia rimasto anche dopo al manomissione nel settore dell’estrazione e della lavorazione della pece21; a questo settore si può accostare anche un’attestazione del collegium fabrum tignuariorum, un’associazione che doveva riunire coloro che lavoravano il legname da costruzione, in particolare i carpentieri e, più genericamente, gli operai edili22. Prudente invece non inserire qui le attestazioni relative ai collegia dendroforum, che a mio avviso era un’associazione con prevalente valenza religiosa23. Merita piuttosto menzione un documento, scoperto nel 2002 nel corso degli scavi condotti dall’Università di Bologna nel foro di Suasa24 con dedica votiva al dio Silvano da parte della familia Abundatiorum, da datarsi probabilmente agli inizi del III sec. d.C.: in considerazione dell’accezione del termine familia in un senso vicino a quello di collegium e della connessione tra culto di Silvanus e l’economia della silva, pare certamente meritevole di attenzione l’ipotesi, espressa con prudenza da Gianfranco Paci, di identificazione di questa collettività di Suasa con un’associazione professionale impegnata in uno dei mestieri del legno; una suggestione che ovviamente andrà approfondita, in particolare per il riferimento all’elemento onomastico degli Abundantii, che al momento appare ancora enigmatico25.

I mestieri della pietra e della costruzione sono rappresentati da 3 attestazioni, con un architectus26, uno structor27 e un tector28. Le attività legate alla lavorazione del metallo sono documentate probabilmente da 2 attestazioni, se vogliamo attribuire a questo settore il possibile faber T. Petronius T. l. De[- – -] di una lacunosa epigrafe di Pisaurum29; meno problematica le menzione di un aerarius30, anche se per la verità tale termine potrebbe anche dare un’indicazione di status. Al settore della lavorazione dei metalli si possono accostare inoltre le numerose attestazioni dei collegia fabrum nell’area presa in considerazione31.

Nessuna testimonianza si ha al momento sui mestieri dell’argilla e del vetro e le attività legate alla lavorazione della pelle e del cuoio.

Una documentazione più consistente, come era lecito attendersi, presentano i mestieri del settore tessile, con 3 attestazioni relative a 4 diverse persone, con il lanarius P. Blerra C. f.32, il lintiarius Q. Aebutius Q. l. Chrestus33 e due vestiarii, L. Servienus, L. l. Diogenes e C. Firmidius L. f.34; in questo settore si possono inquadrare anche le numerose attestazioni dei collegia centonariorum35.

Infine, la documentazione dell’Umbria adriatica, allo stato attuale delle nostre conoscenze, è silente riguardo i mestieri della farmacopea.

Come accade di consueto, la documentazione epigrafica monumentale ci consegna un quadro distorto della realtà economica anche per il territorio dell’Umbria adriatica36. Vediamo anche in questa regione una sottorappresentazione (ancora più marcata rispetto ad altre realtà dell’Italia romana) dei settori produttivi che dalle altre fonti sappiamo essere i più importanti nell’area: l’agricoltura e le fabbriche di laterizi. Non stupisce nemmeno il silenzio sui mestieri della pelle e del cuoio e sui mestieri della farmacopea, che sono in genere debolmente attestati, se non in contesti particolari, quali la città di Roma. Anche nell’Umbria adriatica il quadro delle attività lavorative rappresentate dall’epigrafia monumentale appare pesantemente condizionato da fattori quali le possibilità economiche dei lavoratori, il loro grado di alfabetizzazione, il valore identitario del mestiere esercitato.

Significativa piuttosto l’attestazione di un termine generico a designare i lavoratori, come opifex, che ci viene da un testo di Sena Gallica, in cui appunto gli opifices, insieme agli incolae, finanziano la costruzione di una qualche opera di interesse pubblico, la cui erezione venne poi curata da due magistri di condizione libertina37. Nell’epigrafia funeraria, in effetti, sono rarissime le attestazioni del vocabolo opifex che designava un lavoratore manuale, senza ulteriori determinazioni, così come infrequenti sono anche le testimonianze relative al parimenti generico artifex38. Tuttavia sono piuttosto rare anche le attestazioni di opifices come collettività, quando il sostantivo non è seguito da aggettivo, come nell’esempio di un’epigrafe da Vasio, nella Gallia Narbonense, che ci fa conoscere un gruppo di opifices lapidarii39. Tra questi rari esempi, la contiguità geografica invita a ricordare l’esistenza di un formale collegium opificum a Urvinum Hortense nell’Umbria tiberina40. Ma anche a Sena Gallica, sebbene manchi un termine come collegium o sodalicium, che dimostri l’esplicita esistenza di un’organizzazione, si può ipotizzare un qualche grado di formalizzazione del gruppo, se vi fu un processo decisionale che portò allo stanziamento di un contributo per la costruzione dell’opera; sarebbe ovviamente interessante sapere, ma purtroppo rimane non chiarito, se i magistri che sovrintesero alla costruzionefossero relativi al gruppo degli opifices o piuttosto a quello degli incolae, ovvero fossero dei delegati di entrambi i gruppi. Il documento di Senigallia dimostra comunque l’interesse di una ricerca specifica su quelli che potremmo definire con termine attualizzante i “corpi intermedi” della città romana, che si definiscono per status, come qui gli incolae, ma anche per relazioni economiche, come in questo caso gli opifices.

Un cenno meritano anche i ruoli femminili nel mondo del lavoro dell’Umbria adriatica, ruoli minoritari, ma non per questo irrilevanti. A tale proposito si possono ricordare il patronato della clarissima femina Setina Iusta, insieme al marito Petronius Victorinus, al figlio Petronius Aufidius Victorinus iunior e ad altri figli della coppia, non esplicitamente nominati, sui fabri di Pisaurum in una tabula patronatus datata al 256 d.C.41; un documento del medesimo genere ci conoscere anche Vesia Martina che, insieme al marito Coretius Fuscus e al figlio Coretius Sabinus, fu patrona dei centonarii di Sentinum nel 260 d.C.42; nel dossier si può anche riversare la cooptazione come patrono, da parte dei fabri di Sentinum, di Coretius Fuscus, in segno di onore della madre Memmia Victoria, che era anche mater dell’associazione, sempre nel 260 d.C.43 e il versamento di 6 mila sesterzi da parte di Orfia C. f. Priscilla per la decorazione della sede dei fabri di Ostra, a seguito della promessa pronunciata dal nonno Orfius Hermes, per onorare la memoria del figlio Orfius Severus, in un documento che è purtroppo di incerta datazione44.

Il testo che mi pare più interessante per il legame tra elemento femminile e mondo del lavoro nell’Umbria adriatica mi pare tuttavia un’epigrafe monumentale da Pisaurum che ci fa conoscere l’intervento di Turpilia Maximina, insieme al padre L. Turpilius L. f. Maximus, per la costruzione della locale sede dei fabri, poi distrutta dal fuoco e restaurata dagli stessi fabri in un momento non meglio precisabile del II sec. d.C.45 Il ruolo di Turpilia Maximina in questa azione non doveva essere di routine, poiché in effetti non era di routine la menzione della componente femminile della famiglia in un atto evergetico. Colpisce anche il fatto che la fama di questa evergesia femminile fosse perdurata per un certo tempo e dovesse dunque essere consolidata: nell’interpretazione che appare più immediata l’iscrizione fu redatta dopo il restauro che seguì l’incendio; eppure i fabri ritennero necessario ricordare ancora il precedente intervento finanziario di Turpilius Maximus e di Turpilia Maximina, ai tempi della costruzione della schola, anche se in effetti non conosciamo il lasso di tempo che intercorse tra la costruzione dell’edificio e la sua distruzione.

Per quanto concerne le associazioni professionali, e tralasciando per prudenza i già menzionati dendrofori, nell’area dell’Umbria adriatica appaiono soprattutto ben rappresentati il collegium centonariorum con13 attestazioni46 e il collegium fabrum, con ben17 attestazioni, ivi comprese quella di un collegium dei fabri tignuarii47 e di un sodalicium fabrum tignuariorum48.

 A Urvinum Mataurense abbiamo nell’età di Commodo una menzione di collegia omnia, come destinatari di una distribuzione di denaro da parte dell’ufficiale dell’esercito ed esponente dell’ordine senatorio C. Vesnius C. f. Vindex49 e nella stessa località ritroviamo una dizione altrettanto generica di collegia pluria, in un testo peraltro gravemente lacunoso50; da ricordare inoltre la già menzionata collettività degli opifices di Sena Gallica, anche se incerto è il grado di formalizzazione di questo gruppo.

I singoli membri delle associazioni professionali, come di consueto, hanno un ruolo minoritario nella nostra documentazione. Possiamo tuttavia ricordare T. Flavius Eutiches, membro al contempo dei fabri e dei centonarii di Fanum, oltre che sevir Augustalis51 e il liberto dell’associazione dei picarii di Pisaurum, M. Picarius sociorum l. Nuraeus52. Purtroppo gravemente mutilo il testo 16, forse albo dei centonarii di Pisaurum, che pare conservarci solo la lettera o le lettere finali del cognomen di almeno una ventina di personaggi53. Numerosi legati, membri delle rispettive associazioni, sono ricordati nelle tabulae patronatus dei fabri di Sentinum54, dei centonarii della stessa città55 e dei centonarii di Ostra56.

Poco noti anche i dirigenti dei collegia: tra di essi ricordiamo i quinquennales dei fabri di Sentinum, C. Iulius Martialis e C. Casidius Rufinus, relatori della proposta di cooptazione dei patroni dell’associazione57, e soprattutto L. Apuleius Brasida, probabilmente un semplice liberto, che fu quinquennalis dei fabri di Pisaurum, poi patrono dello stesso collegio58.

Meglio conosciuti, come di consueto nella nostra documentazione sulle associazioni professionali, i patroni dei collegia, con casi non molto numerosi di membri dell’ordine senatorio ed equestre: tra gli appartenenti all’ordo superiore l’Umbria adriatica offre il caso dei membri di una stirpe di rango senatorio, i Petronii di Pisaurum, con Petronius Victorinus, la moglie Setina Iusta, il figlio della coppia Petronius Aufidius Victorinus iunior e i fratelli maggiori, che furono tutti cooptati come patroni della locale associazione dei fabri59. Appartennero invece all’ordine equestre T. Caedius T. f. Atilius Crescens, patrono dei fabri e dei centonarii di Pisaurum, oltre che dell’intera comunità cittadina e delle associazioni dei navicularii, dei dendrofori, dei vicomagistri e degli iuvenes forenses60, un personaggio con onomastica lacunosa, di cui si conserva parzialmente solo il cognomen, probabilmente Nepos, patrono dei centonarii di Fanum61, infine L. Dentusius L. f. Proculinus, patrono dei centonarii di Sestinum62.

Da un punto di vista quantitativo, prevalgono tra i patroni delle associazioni professionali gli esponenti del notabilato locale, quali Coretius Fuscus, la moglie Vesia Martina e il figlio Coretius Sabinus, patroni dei centonarii di Sentinum63, lo stesso Coretius Fuscus, patrono dei fabri nella medesima località64, un altro esponente della stessa gens che sempre a Sentinum fu patrono dei centonarii, Coretius Victorinus65, e ancora M. Naevius M. f. Magnus, patrono dei fabri di Pisaurum66, L. Atinas L. f. Verus, patrono dei fabri e dei centonarii di Sestinum67 e infine C. Mutteius C. f. Quintus Severus, patrono dei fabri e dei centonarii di Pisaurum, che nella città rivestì anche le cariche di quaestor, IIvir, quaestor alimentorum e la peculiare funzione di curator calendarii pecunia Valentini68. A questi casi certi si può forse aggiungere quello, ipotetico, del patronato di L. Veiacus sull’associazione dei fabri tignuarii di Urvinum Mataurense, se il personaggio si può identificare con il Veiacus IIIIvir il cui nome appare su una conduttura di piombo; il caso sarebbe rilevante poiché questi documenti ci rimandano all’età augustea, dunque ad un periodo piuttosto risalente nel tempo, in relazione al fenomeno del patronato delle associazioni di mestiere69.

Nella documentazione relativa all’Umbria adriatica colpisce tuttavia in particolare il dato, piuttosto inconsueto, di tre patroni di modesta estrazione sociale: il primo caso è quello del già ricordato L. Apuleius Brasida, che con ogni probabilità era un ex schiavo, che divenne quinquennalis dei fabri di Pisaurum e fu poi cooptato come patrono dello stesso collegio70. Probabilmente liberto era anche C. Valius Polycarpus,patrono dei fabri e dei centonarii di Pisaurum (e delle stesse associazioni di Ariminum)71, mentre lo status è certo per L. Tifanius L. l. Felix, patrono dei fabri di Tuficum72.

Resta ignoto infine lo status sociale del personaggio ricordato come patronus [collegiorum?] plurium di un documento assai lacunoso rinvenuto a Urvinum Mataurense, che nella sua seconda parte nomina esplicitamente anche i centonarii; si può rilevare che l’anonimo fu anche patronus municipi73.

Il caso più interessante è probabilmente quello dell’intraprendente L. Apuleius Brasida, attestato da una bella base onoraria che si data al periodo di Commodo. La modesta estrazione sociale del personaggio è suggerita dall’onomastica, con il cognomen grecanico, dall’Augustalità, in questo caso doppia, sia a Pisaurum che a Carnuntum, e soprattutto dalla concessione degli ornamenta decurionalia, oltre che del ius III liberorum74; di particolare rilievo da un punto di vista di storia sociale soprattutto il caso di un’ascesa dall’interno dell’associazione, di cui il nostro era stato presidente, prima di diventarne patrono. Di interesse anche il cenno, sicuramente non casuale, della funzione di Augustalis rivestita a Carnuntum, un cenno che suggerisce che le ben note relazioni economiche tra l’area danubiana e le coste adriatiche potessero essere anche alla base delle fortune economiche del nostro personaggio75; del resto tali fortune dovevano essere notevoli, come attesta la generosissima distribuzione, insieme a un collega, di 50 sesterzi a ciascun membro dell’associazione, insieme a pane e vino76.

Concludendo questa breve rassegna, spero che essa, pur nella sua necessaria sinteticità, abbia permesso di comprendere l’interesse che la documentazione epigrafica sui mestieri della produzione nell’Umbria adriatica riveste: un interesse che merita a mio avviso un’analisi più dettagliata, in particolare in un’ottica comparativa con le altre aree del mondo romano che si affacciavano sull’Adriatico e che possa mettere in luce tanto le analogie, quanto le peculiarità che la nostra regione pare mostrare.

Appendice: La documentazione epigrafica sui mestieri della produzione nell’Umbria adriatica

L’appendice raccoglie il corpus delle testimonianze epigrafiche monumentali relative ai mestieri della produzione nella regione dell’Umbria adriatica, alla quale si rimanda nelle note di questo contributo. I testi sono riportati in ordine alfabetico, per città di provenienza. I riferimenti sono limitati alle edizioni di maggiore rilievo, comprese quelle nei corpora digitali di riferimento, ovvero: Epigraphik Datenbank Clauss-Slaby (indicata con l’abbreviazione EDCS), Epigraphic Database Roma (EDR) e Ghent Database of Roman Guilds (GDRG).

1. CIL, XI, 6228 = Bernardelli Calavalle 1983, 206-209, n. 85 = Trevisiol 1999, 143, n. 7 = EDCS-23200530 = EDR015863 da Fanum Fortunae

Q(uinto) Aebutio / Q(uinti) l(iberto) Chresto, / VIvir(o), lintiario. / Q(uintus) Aebutius / Q(uinti) l(iberto) Epaphra, / lib(erto?). / In f(ronte) p(edes) XX, in a(gro) p(edes) XX.

2. CIL, XI, 6231= Trevisiol 1999, 143-144, n. 9 = EDCS-23200533 = EDR015866 = GDRG 2709 da Fanum Fortunae

D(is) M(anibus). / T(ito) Flavio Eutiche/ti, sev(iro) Aug(ustali), coll(egiato) f(abrum) F(anestrium) / idem cent(onario) colle(giato), d/endro(foro). Posuer(unt) / T(itus) Flavius Verus, pa/tri, et Flavia Nea / b(ene) m(erenti).

3. CIL, XI, 6235 = Bernardelli Calavalle 1983, 34-35, n. 4 = Trevisiol 1999, 145, n. 12 = EDCS-23200537 = EDR015870 = GDRG 1422 da Fanum Fortunae

– – – – – – / [- – -N]epoti, / [splendi]do equiti rom[ano], / [patrono] coloniae et IIIII[I virum] / [Augustal]ium, item fabrum, [cen/tonarioru]m, dendroforu[m] / collegiat]orum SETET+ [- – -] / [- – -]rum civi[um] / [- – -]m, ob sing[ularem – – -] / – – – – – -.

4. CIL, XI, 6243 = Trevisiol 1999, 146, n. 18 = EDCS-23200545 = EDR015878 da Fanum Fortunae

M(arco) Valerio M(arci) l(iberto) / Artemae, architecto, / Herenniae P(ubli) f(iliae) Maximae, / uxori. / Proculus l(ibertus) d(e) s(uo). Viator, viator, quod tu / es ego fui, quod nunc sum / et tu eris.

5. CIL,VI, 3680, cfr. p. 3007 = CIL,IX, 631*, 1 = CIL, XI, 6109 = Trevisiol 1999, 105-106, n. 2 = EDCS-19800438 = EDR107307 da Forum Sempronii

Fortunae / Aug(ustae). / L(ucius) Servienus / L(uci) lib(ertus) Dioge/nes, Augus[t(alis)], / vestiarius, / [- – -]IAI[- – -] / – – – – – – ?.

6. CIL, XI, 6135 = D. 7241 = Trevisiol 1999, 119, n. 26 = EDCS-23100621 = EDR108061 da Forum Sempronii

Loc(us) sep(ulturae). / Sodalicium / fabr(um) tig(nariorum). / In fr(onte) p(edes) XX; / in ag(ro) p(edes) XX.

7. CIL, XI, 6191 = EDCS-23100525 = EDR016400 da Ostra

Orfia C(ai) f(ilia) Priscilla, ((sestertios)) VI (i.e.. sex milia) n(ummos) coll(egio) f(abrum), / quae Orfius Hermes, avus eius, / in memoriam Orfi Severi, fili sui, / ad exornandam scholam / pollicitus erat, dedit.

8. AE 1982, 264 = Cresci Marrone & Mennella 1984, n. 104 = SupplIt, n.s., 1, 88-89, n. 6 = Trevisiol 1999, 88, n°63 = EDCS-10700689 = EDR078572 = HD001292 = GDRG 2885 da Pisaurum

L(ucius) Turpilius [L(uci) f(ilius)] / Cam(ilia tribu) Maximus et T[urpilia] / Maximina, fil(ia), schol(am) co[llegi] / fecerunt quam, vi ignis am[issam], / colleg(ium) fabr(um) p(ecunia) s(ua) res[tituit].

9. CIL, XI, 6335 = D. 7218 = Cresci Marrone & Mennella 1984, n. 46 = Trevisiol 1999, 68-70, n. 28 = AE 2013, 497 = EDCS-23200627 = EDR016016 = GDRG 1423 da Pisaurum

L(ucio) Valerio Maximo et M(arco) Acilio Glabrio/ne co(n)s(ulibus), Non(is) Ian(uariis) / colonia Iulia Felicae (!) Pisauro, in schola deae / Minerve (!) Aug(ustae) col(legi) fab(rum) collegae univer/si convenerunt. Q(uod) u(niversorum) c(onsensu) v(erba) facta sunt. / Plena obsequia amoris numeri nostri in claritatem domus / Petroni Victorini, c(larissimi) i(uvenis), patroni nostri demonstrari gloriosum est, quippe cum / dignatio <e>ius in omnibus prona provocet, ut et Setinam Iustam, c(larissimam) f(eminam), coniu/gem eius incomparabilis pudicitiae, plurimo numero filiorum gloriantem, de / quorum genere cum aetate eorum crescit felicitas, patronam nobis / cooptari, Petronium quoque Aufidium Victorium iun(iorem) pari modo sicu/ti et maiores fratres eius, c(larissimos) p(ueros), [h]abere nos in numero laetamus, eum quoque / cooptatum paronum prono consensu adscribi gloriae et ex hoc gaudium n(umeri) n(ostri) / amplificari; placere: pro generis claritate proque senatoria dignitatis (!) / [Petr]oni Victorini, c(larissimi) i(uvenis), cuius incomparabili amore (!) in numerum nostrum dig/natione (!) licet impares, tamen obsequio dignitati eius in omnibus parentes / nec aliquit pretermittentes (!) prono animo et voto properamus cum et Setinam / Iustam, c(larissimam) f(eminam), coniugem eius patronam, set et Pe<t>ron<i>um Aufidium Victorinum / iun(iorem) filium eorum, sicuti et fratres eius, patronum n(umeri) n(ostri) cooptasse nos per decre/tum insinuamus, quod offerri eis per q(uin)q(uennales) n(umeri) n(ostri), set et plurimos collegas placuisse / hocque testimonium incidi in tabulam aeneam et quam primum eis offerri, ut in / plenum intellegentes amorem numeri nostri perpetua gloria ornare et fo/vere nos dignetur (!). / Censuer(e).

10. CIL, XI, 6358 = D. 6654 = Cresci Marrone & Mennella 1984, n. 69 = Forbis 1996, 187, n. 312 = Trevisiol 1999, 77-78, n. 42 = Gregori & Incelli 2018, 68-69, n. OD 24 = EDCS-23200650 = EDR016039 = GDRG 1424 da Pisaurum

L(ucio) Apuleio / Brasidae, / habenti IIII lib(erorum) ius, / dat(um) ab imp(eratore) M(arco) [[Aurelio]] / [[Commodo]] Aug(usto) / VIvir(o) Aug(ustali), ornament(is) / decurional(ibus) honor(ato) / et Aug(ustali) mun(icipi) Ael(i) Karn(unti). / Colleg(ium) fabr(um) / patrono et quinq(uennali), / ob eximiam eius erga / se liberalitatem, / cuius dedicatione cum / collega singulis ((sestertios)) n(ummos) L / adiecto pane et vin(o) ded(it). / L(ocus) d(atus) d(ecreto) d(ecurionum).

11. CIL, XI, 6378 = Cresci Marrone & Mennella 1984, n. 89 = Trevisiol 1999, 85-86, n. 57 = Gregori & Incelli 2018, 69-70, n. OD 25 = EDCS-23200670 = EDR016059 = GDRG 634 da Pisaurum

C(aio) Valio / Polycarpo. / Ornamenta decurio/natus inlustratus a / splendidissimo or/dine Arimin(ensium), patron(us) / VII vicorum, item col/legior(um) fabr(um), cent(onariorum), dendr(ophorum) colon(iae) Arim(ini), item ornamenta decuri/onatus inlustratus a / splendidissimo ordine Pi/saurens(ium). Patrono collegi/orum fabr(um), cent(onariorum), dendr(ophorum), navic(ulariorum) / et vicimag(istrorum) colon(iae) Pisaur(i), / plebs Pisaur(ensium) ob merita, cuius / dedicat(ione) sportulas decur(ionibus) ((denarios)) V, / itemq(ue) collegiis ((denarios)) II, plebi ((denarium)) I / dedit. / L(ocus) d(atus) d(ecreto) d(ecurionum) p(ublice).

12. CIL, XI, 6395 = Cresci Marrone & Mennella 1984, n. 110 = SupplIt, n.s., 1, 89, n. 7 = Trevisiol 1999, 89, n. 67 = EDCS-23200688 = EDR016079 da Pisaurum

[- – -]R[- – -]Suc?]/sessus, Pr[i]miti/us, tec(tor), Eutrapelu(s) / bene merent(i), /[pe]rmissu dom(i)n(i).

13. CIL, XI, 3 = D. 7364 = Cresci Marrone & Mennella 1984, n. 73 A-B = Trevisiol 1999, 79-80, n. 45 = EDCS-45800011 = EDR016043 = GDRG 202 da Pisaurum

Zminthi. / T(ito) Caedio T(iti) f(ilio) Cam(ilia tribu) / Atilio Crescenti, / e«q(uo)» p(ublico), patr(ono) col(oniae) et / primario viro, q(uaestori), IIvir(o) et / IIvir(o) q(uin)q(uennali), patr(ono) VIvir(um) August(alium) / itemq(ue) coll(egiarum) fabr(um), cent(onariorum), navic(ulariorum), / dendr(ophorum), vicim(agistrorum), iuvenum foren/sium item studior(um) Apolli/nar(is?) et Gunthar(is?), cives amici / et amatores eius, quorum / nomina inscripta sunt, ob / eximiam benignamq(ue) erga / omnes cives suos adfectio/nem sinceramq(ue) et incompa/rabilem innocentiam eius / patrono dignissimo, / cuius dedicatione sing(ulis) ((sestertios)) n(ummos) XL, / adiecto pane et vino, cum epul(o) dedit. / L(ocus) d(atus) d(ecreto) d(ecurionum). // Uttedius Amand(us), / Vinnius Paulinian(us), / Poppaedius Valens, / Apuleius Valens, / Latron(ius) Festian(us), / Salluvius Felicissim(us), / Latron(ius) Faustinus, / Sertorius Secundin(us), / Sertor(ius) Secundin(us) iun(ior).

14. CIL, XI, 6367 a-b = Cresci Marrone & Mennella 1984, n. 78 A-B = Trevisiol 1999, 81-82, n. 47 = EDCS-23200659 = EDR016048 da Pisaurum

[T(itus) Aninius T(iti) f(ilius) Niger], / C(aius) Fir[mi]dius L(uci) f(ilius), ves[t]iarius, / P(ublius) Blerra C(ai) f(ilius), lanarius, / C(aius) Anne[i]us Rufus, structor, / magistri vici, / porticum ex pec(unia) [su]a fecerunt / d(ecreto) d(ecurionum). // C(aius) [Anneius Rufus, structor], / P(ublius) Blerra C(ai) f(ilius), lanarius, / C(aius) Firmidius [L(uci)] f(ilius), vestiar(ius), / T(itus) Aninius T(iti) [f(ilius)] Niger, / [ma]g(istri) vici, / port[i]cum ex pec(unia) sua fecerunt / [d(ecreto) d(ecurionum)].

15. CIL, XI, 6379 = Cresci Marrone & Mennella 1984, n. 90 = Trevisiol 1999, 86, n. 58 = Gregori & Incelli 2018, 70-71, n. OD 26 = EDCS-23200671 = EDR016060 da Pisaurum

– – – – – – / [- – – centon]arior(um) Pisaur(ensium) / [- – – ad q]uod opus / [- – – V]Ivir Augustal(is) / [- – – ornamentis decurionalib]us honoratus / [- – – nomine suo et filii ?] sui ((sestertiorum)) CC (i.e. ducenta milia) dedit.

16. CIL XI, 6389 = Cresci Marrone & Mennella 1984, n° 103 A-B = EDCS-23200682 = EDR016073 = GDRG 1427 da Pisaurum

[- – – cent]on(ariorum?) / [- – -]s, / [- – -]s, / [- – -]s, / [- – -]s, / [- – -]s, / [- – -]us, / [- – -]s, / [- – -]us, / [- – -]s, / [- – – – – -] / [- – -]s, / [- – -]s, / [- – -]s, / [- – – – – -] / [- – – – – -] / [- – – – – -] / [- – -]us, / [- – -]s, / [- – -]s, / [- – -]s, / [- – -]nus, / [- – -]us, // «M(arcus) Disidius Priscus».

17. CIL, XI, 6393 = Cresci Marrone & Mennella 1984, n. 108 = Trevisiol 1999, 88-89, n. 65 = EDCS-23200686 = EDR016077 da Pisaurum

M(arco) Picario socior(um) / lib(erto) Nuraeo.

18. CIL, XI, 6396 = Cresci Marrone & Mennella 1984, n. 111 = EDCS-23200689 = EDR016080 da Pisaurum

[T(ito) Petro]nio T(iti) l(iberto) De[- – -], / [fab?]ro, natione Ci[lici?]. / [In fr(onte) p(edes) X]II, in agr(ro) p(edes) XIIX, sib[i et? / L(ucio)? Petr]onio L(uci) f(ilio) Cam(ilia), +[- – -], / [T(ito) Petr]onio T(iti) l(iberto) Prim[o?], / [T(ito)? Petr]onio T(iti et) L(uci) l(iberto) Hilaro / – – – – – – -? .

19. CIL, XI, 6369 = Mennella 1981 = AE 1982, 266 = Cresci Marrone & Mennella 1984, n. 80 = Gregori 1989, 29, n. 10 = Trevisiol 1999, 82-83, n. 83 = EDCS-23200661 = EDR078574 = GDRG 203 da Pisaurum

C(aio) Mutteio C(ai) f(ilio) Pal(atina tribu) / Quinto Severo, q(uaestori), IIvir(o), q(uaestori) alimentor(um), / curatori calendar(i) / pecuniae Valentini ((sestertiorum)) DC (i.e. sescentorum milium), / patrono VI(vir(um) August(alium) et / colleg(iorum) fabr(um), centonar(iorum), navicular(iorum), / decuriones et plebs urbana / ex divisione epularum / ob merita. / L(ocus) d(atus) d(ecreto) d(ecurionum).

20. CIL, XI, 6370 = Cresci Marrone & Mennella 1984, n. 81 = Trevisiol 1999, 83, n. 50 = EDCS-23200662 = EDR016050 = GDRG 1425 da Pisaurum

M(arco) Naevio / M(arci) f(ilio) Pal(atina tribu) Iusto, / aedil(i) cur(uli), / coll(egium) fabr(um) ob / merita / M(arci) Naevi Cerasi, / patris. / L(ocus) d(atus) d(ecreto) d(ecurionum).

21. CIL, XI, 6371 = Cresci Marrone & Mennella 1984, n. 82 = Trevisiol 1999, 83, n. 51 = EDCS-23200663 = EDR016051 = GDRG 1426 da Pisaurum

M(arco) Naevio / M(arci) f(ilio) Pal(atina tribu) Magno, / auguri, / colleg(ium) fabr(um) patron(o), / ob merita / Naevi Cerasi patris, / in quorum honor(em) / idem Cerasus / ((sestertiorum)) X (i.e. decem milia) n(ummum) arcae intulit / et in tutelam statuae / ((sestertiorum)) n(ummum) XX (i.e. viginti milia), / cuius dedicatione sportulas dedit. / L(ocus) d(atus) d(ecreto) d(ecurionum).

22. CIL, I2, 2125 = CIL, XI, 6211 = D. 7275 = ILLRP 776 = Polverari 1979, 133, n. 1 = EDCS-23200514 = EDR015842 da Sena Gallica

Incola[e] opificesq(ue) dedere, / magis[t(ri)] coirave[re], / Q(uintus) Popilius C(ai) l(ibertus), / L(ucius) Pupius L(uci) l(ibertus), / C(aius) Maneius Q(uinti) l(ibertus).

23. CIL, XI, 6212 = Gasperini 2005 = Polverari 1979, 133-134, n. 2 = EDCS-23200515 = EDR015843 da Sena Gallica

L(ucio) Pupio Buccìon[i], / materiario, sexviro, / Ampia P(ubli) f(ilia) Paula, / uxsor, v(iva).

24. CIL, XI, 6215 = EDCS-23200518 = EDR015846 da Sena Gallica

L(ucius) Tampius L(uci) f(ilius) Peccio, / cisiar(ius), vivos (!) fecit sibi et / Maximae Oppiae C(ai) f(iliae), / uxori, et Q(uinto) Oppio C(ai) f(ilio), / vivit.

25. CIL, XI, 5748 = D. 7220 = EDCS-23000423 = EDR016194 = GDRG 2558 da Sentinum

P(ublio) Cornelio Saeculare II et Iunio Donato II / co(n)s(ulibus), kal(endiis) Iulis, / Sentini cum in sc(h)ola sua freque(n)s numerus coll(egi) fabr(um) / Sentinatium convenissent, numerum abentibus (!) C(aio) Iulio Martiale et C(aio) Casidio Rufino q(uin)q(uennalibus) et referentib(us) / ipsis: semper <e>t) in praeteritum ita splendidissimum n(umerum) n(ostrum) / conisum esse ut adfectione(m) splendoris sui in singu<l>os / quosquae (!) condignos merentes exibeant (!) vel maxime / in honore adque (!) dignitate Memmiae Victoriae quon/dam indoles mumoriae (!) femine (!) matris numeri nostri / proorsus (!) usquaeque (!) esse provectum nomen domus / eius, ut per ordinem generis sui omnes in numerum n(ostrum) / patroni in collegium nostrum appellarentur optan/da<q>ue erant ut omnes universisquae (!) incolumes in / numerum nostrum viderentur et quoniam vir splen/didus Coretius Fuscus patronus numeri debeat ex/emplo pietatis parentium et matris honorificientia (!); / itaque, si omnibus viberetur, tabula(m) aeream ei offer/ri: q(uid) f(ieri) p(laceret) d(e) e(a) r(e) i(ta) c(uncti) c(ensuerunt): / gloriosam esse relationem bb(onorum) vv.(irorum) (duo) q(uin)q(uennalium) collegi n(ostri) / et ideo, cum sit Coretius Fuscus splendide natus, ut / potius honorificientiae (!) nostrae modum intel/legat necessaque (!) sit eì tabulam aeream titulis / ornatam scriptam offer(r)i petique ab eo hanc / oblationem nostram libenti animo suscipe/re dignetur legatosque in eam rem fieri qui / qui digne prosequantur: Titratium Ampliatum, Orfium Veri/tatem, Aemilium Victorem, Bebidium Iustum, Casidium Mart(i)a/lem, Iulium Martialem, Casidium Rufinum, Bebidium Ienua/ri<i>um, Aetrium Romanum, Casidium Clementinum, Aetriûm / Vernam, Vassidenum Favorem, Casidium Iustissimûm, Sa/trium Verecundum, Statium Velocem, Veturi(um) Celerinu(m).

26. CIL, XI, 5749 = ILS 7221 = Buonocore 1987, 47-49, n. 13 = EDCS-23000424 = EDR016319 = GDRG 2718 da Sentinum

Imp(eratore) <G>allieno Au<g>(usto) IIII et Volusiano co(n)s(ulibus) / XV kal(endas) Septembres, / Sentini in triclini(o) domus c(ollegi) c(entonariorum) numerum habenti/bus sequella eiusdem colle<g>(i), ibi referentibus Casidio / Severo patre n(umeri) n(ostri) et Heldio Peregrino parente: cum sit / oportunum crebris beneficiis et adfectionem amoris / [erg]a n(umerum) n(ostrum) exibentibus (!) adsistere et munificientia(m) / [eo]rum, sicut oportunitas testimonium perhiberet, / [re]munerare: i<g>itur, si cunctis videtur, Coretium Fuscum v(irum) / [sp]lendidum decurione(m) patriae n(ostrae) sed et patronum trium / coll(egiorum) principalium et Vesia(m) Martinam, coniu<g>em eius, / patronam, sed et Coretium Sa<b>in(u)m filium eorum iam prid<e>m / patronos per duplomum a numero n(ostro) cooptatos nunc tabulam / aeream patronatus eis offerri ut merito honore pro meri/tis innotescat; q(uid) f(ieri) p(laceret) d(e) e(a) [re] i(ta) c(uncti) c(ensuerunt): / quod in praeteritum Coreti Fusci patroni, <Vesiae> Martine (!) / patrone (!) et Coreti Sabini fili eorum er<g>a / amore n(umerum) n(ostrum)? beneficia praes/tita susceperimus, nunc etiam in futurum non dissimilia quae / nunc sentimus perpetuo ex domum eorum processura pari adfec/tionem (!) speramus adque (!) ideo consentiri relationi bb(onorum) vv(irorum) (duo) Casidi / Severi patris n(umeri) n(ostri) et Heldi Pare<g>rini parentis et ad remunerandam / eorum benevolenti(m), quo lautius adque (!) pulchrius digne honorem / sibi oblatum sisicipere (!) di<g>nentur, decretum et in tabula aerea / perscriptum eis offerri accipiendam aedem voluntate ab eis, qua et a nobis profectum est le<g>atosque / fieri placuit, qui hanc tabulam di<g>ne <prosequantur>: Satrius Achilles, Satrius Clemens, / Voesidenus Marcellinus, Vassidenus Verinus, / Casidius Severus, Aeldius Primus, Heldius Peregrinus, / Brittius Maximus, Aelius Honoratus, Appolulus (!) Hilarianus, Aetrius / Terminalis, Gavius Felicissimus, Satrius Ianuarius, Casidius Romu/lus, Aetrius Verna, Satrius Ursus.

27. CIL, XI, 5750 = Buonocore 1987, n. 12 = EDCS-23000425 = EDR016197 = GDRG 2719 da Sentinum, relativa al collegium centonariorum di Ostra

P(ublio) Cornelio Saeculare II et C(aio) Iunio Dona/to II co(n)s(ulibus), IIII Non(as) Dec(embres) / Ostre (!) in municipio coll(egium) centon(ariorum) cum [in] schola sua frequen/tes scribundo adfuissent ibique referente T(ito) Vessidio For/tunato q(uin)q(uennale) universoru(m) consensu verba sua facta: / quanto amore quantaque munificientiam n(umerum) n(ostrum) Carenus Vibi/anus ornasse pala(m) est, cuius inpares (!) beneficiis ad / remunerandam aeius (!) adfectionem querere (!) remedia / debere, sed precipium (!) a<t>que laudabilem communis voti / repertum consilium, ut Coretium Victorinum, ad genus ae/ius (!) et honoris (!) pertinentem, vel ac (!) obblatione (!) muneremus / et patronum aeum (!) ìandudum lectum publica testificatio/ne manifestetur; ìgitur, si cuntis didetur, tabulam aeream / continentem testimonium circa eum nostre (!) adfectionis, / ideoque <ei offerri>; q(uid) f(ieri) <p>(laceret?), de aea (!) r(e) u(niversi) ì(ta) censuerunt: / placere Coretio Victorino patrono n(umeri) n(ostri) tabul(am) aeream conti/nentem ve<r>ba decreti nostri offerri per Vessidium Fortuna/tum, Cornelium Tertium q(uin)q(uennales), Publilium Maximinum, / Aurelium Ursinum, Valerium Iustum, / Cocceium Mercurialem, Antistium Maximum, / Octavium Clementem, Petronium Felicem, Vessidium Filoquirium (!), Octavium Tau/rum, Satrenu(m) Superum, Vessidium Verecundu(m), / Statium Faustum legatos. /Feliciter.

28. AE 1946, 216 = EDCS-15300597 = EDR073630 = GDRG 3051 da Sestinum

L(ucio) Atinati / L(uci) f(ilio) Cl(ustumina) Vero, / aedil(i), quae/stori, IIIIvi/ro i(ure) d(icundo), patro/no pleb(is) item / coll(egiorum) fabr(um) et / cent(onariorum), sexviri / Augustal(es) et / plebs urbana. / L(ocus) d(atus) d(ecreto) d(ecurionum).

29. CIL, XI, 6014 = D. 6645 = EDCS-23100668 = EDR110852 = GDRG 2563 da Sestinum

L(ucio) Dentusio L(uci) f(ilio) Pap(iria) / Proculino, eq(uo) p(ublico), / curat(ori) kal(endarii) Tif(ernatium) Mat(aurensium) da/[t]o a[b] Impp(eratoribus) Seve[r]o et An/[t]onino Augg(ustis), aed(ili), IIIIvir(o), / flam(ini), auguri, pa[t]ron(o) / coll(egi) cent(onariorum), IIIIIIviri Aug(ustales) / et plebs urb(ana) ob pleraq(ue) / merita eius patrono. / Cuius dedicatione dec(urionibus) / (denarios) III sevir(is) et pleb(ei), (denarios) II / cum pane et vino dedit. / L(ocus) d(atus) d(ecreto) d(ecurionum).

30. CIL, XI, 6018 = EDCS-23100672 = EDR110880 = GDRG 1412 da Sestinum

[- – -]IB SEVI[- – -] / [- – – e]t C(aius?) Volusen[us? – – -] / [patr?]oni sui sc[hola? – – -] / [- – – c]oll[eg – – -] fa[brum – – -] / p(osu-) p(ecunia) s(ua).

31. CIL, XI, 6162 = SupplIt, n.s. 18, 338-339 = EDCS-23100494 = EDR016322 = GDRG 1417 da Suasa

Imp(eratori) Caes(ari) T(ito) Aelio / Hadriano Antoni/no Aug(usto) Pio, co(n)s(ule) IIII, p(atri) p(atriae), colleg(ium) / centonar(iorum) Suasanor(um), / L(ucius) Barbuleius Matutinus, / sex vir.

32. CIL, XI, 6164 = SupplIt, n.s. 18, 341-342 = EDCS-23100496 = EDR016324 = GDRG 2691 da Suasa

Q(uinto) Ranio Terenti[o] / Honoratiano Festo, / c(larissimae) m(emoriae) v(iro), quaest(ori) prov(inciae) Siciliae, aed(ili) cur(uli), prae[t(ori)] / tutel(ari), praef(ecto) aer(arii) mil(itaris), leg(ato) / Lychiae Pamphyl(iae), leg(ato) leg(ionis) / II Adiut(ricis), proco(n)s(uli) Lyc(iae) Panf(yliae), secundum verba testam(enti) / eius, ordo sexviral(ium), coll(egium) fabr(um), coll(egium) cent(onariorum) / – – – – – -.

33. CIL, XI, 6179 = Berti 1984, 80, n. 23 = Giorgi 1981, 166, n. 20 = SupplIt, n.s. 18, 350 = EDCS-23100512 = EDR016340 da Suasa

D(is) M(anibus) / C(ai) Flatidi / Castoris, / aerari, / Maletia / Vera / coniugi / karissimo / qui cum vi/xit ann(os) XXXVI.

34. CIL, XI, 5716 = Gregori 1989, 36-37, n. 17 = Gregori & Incelli 2018, 65-66, n. OD 21 = EDCS-23000390 = EDR110111 = GDRG 2555 da Tuficum

L(ucio) Tif[anio L(uci) l(iberto)] / Felici, A[ug(ustali) honor(ato)?] / orname[ntis decur(ionalibus in] / municip(iis) T[uficano] / et Septempe[d(ano), patrono] / collegi fabr(um), m(unicipes] / Tuficani, mer[enti ob] / editionem mune[ris gla/]diatorii, quod pro [salute] [[ [I]mp(eratoris) Comm[odi] A[ntonini] ]] / Aug(usti) ex pecunia sua edid[it] / et mox honesta epulatione / universos sit prosecutus; / cuius dedicat(ione) decurion(ibus) / sing(ulis) ((sestertios)) VIII n(ummos) et ceteris / utriusque sexus ((sestertios)) IIII n(ummos) dedit. / L(ocus) d(atus) d(ecreto) d(ecurionum).

35. CIL, XI, 6053 = Donati 1988 = Trevisiol 1999, 17-18, n. 4 = EDCS-23100537 = EDR016416 = GDRG 3061 da Urvinum Mataurense

C(aio) Vesnio C(ai) f(ilio) Stel(latina tribu) / Vindici, popul(o) / Urvin(as) patrono suo / et municip(i), / aedil(i), pontif(ici), / IIIIvir(o) viarum curandar(um), / tribun(o) milit(um) leg(ionis) VIII Aug(ustae), quo militante, cum liberata / esset nova obsidione, / legio Pia Fidelis Constans «Commoda» cognominata est, / ipse ut devotissimus imp(eratori) / «Commodo Aug(usto) Pio Felici» / oblato honore, quaestor / designatus est annorum XXIII, / divisit ob dedication(e) bigae / decurion(ibus) singul(is) ((denarios)) V, collegiis omnibus ((denarios)) IIII, plebei / et honore usis ((denarios)) III. / L(ocus) d(atus) d(ecreto) d(ecurionum).

36. CIL, XI, 6070 = Trevisiol 1999, 26-27, n. 23 = EDCS-23100557 = EDR016440 = GDRG 3052 da Urvinum Mataurense

– – – – – – / [- – -] VI IIII / [- – -] IV IBVS / [- – – patro]n(o) municipi item / [collegiorum] plurium / [- – -]am posuit ex / [- – – h]onore usis / [- – -]es (denarios) binos / [- – – cultor]ibus domus / [Aug(ustae) – – – ce]ntonaris / [- – – conlat]ur(is) in obus (!) [- – – e]t decurion(ibus).

37. CIL, XI, 6075 = Trevisiol 1999, 28, n. 27 = EDCS-23100562 = EDR016444 = GDRG 1415 da Urvinum Mataurense

Colleg(i- – -) fabr(um) tignu[ariorum – – -] / L(ucius) Veiacu[s – – -] / – – – – – -.

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Notes

  1. Ho tuttavia escluso dal novero delle testimonianze qui considerate i possibili elenchi di collegiati attestati a Pisaurum da CIL, XI, 6390 = Cresci Marrone & Mennella 1984, 105 = EDR016074 = EDCS-23200683 e da CIL, XI, 6391 = Cresci Marrone & Mennella 1984, 106 = EDR01607 = EDCS-232006, dal momento che i due lacunosi testi non consentono in alcun modo di determinare la natura dell’associazione cui forse i personaggi ricordati erano iscritti; avanza con prudenza l’ipotesi che questi due documenti riproducano albi collegiali Valchera 2012, 16-17. Ho parimenti tralasciato considerazioni relative all’associazione dei dendrofori, attestata in particolare nella stessa Pisaurum (vedi Testo 11 dell’appendice, qui comunque considerato, dal momento che ci documenta anche i collegia dei fabri e dei centonarii; Testo 13, in cui parimenti troviamo memoria di fabri e centonarii) e a Fanum (vedi Testo 2 e Testo 3, due documenti che abbiamo preso in considerazione per la menzione di fabri e centonarii). L’esclusione è motivata dal fatto che, a mio avviso, questo collegium aveva un prevalente carattere religioso, piuttosto che professionale, cfr. Cristofori 2004, 338-345, con la bibliografia citata a 338, nota 1016 e a 342, nota 1032; vedi inoltre Liertz 2001, partic. 115-116, con qualche rapida considerazione sui dendrofori nelle due province germaniche e nella Gallia Belgica, nel quadro di un riesame complessivo delle confraternite di natura religiosa in questa area; Faoro 2004; Boscolo 2006 e Boscolo 2010, che insiste sulla natura professionale dell’associazione; Diosono 2007, 56-57; 65-67 e Diosono 2008, 80-84, soprattutto come occupati nella filiera del legno; Van Haeperen 2011, 475-476 e Van Haeperen 2012, sull’aspetto religioso. Per lo specifico ambito dell’Umbria adriatica Agnati 1999, 201 sottolinea la relazione tra i dendrophori, a suo avviso impegnati nella lavorazione del legno, e le attività marittime di Pisaurum.
  2. IG, XIV, 2252 = Cresci Marrone & Mennella 1984, n. 203 = ICI, 6, 152*: Διόσκορος ☧ ναύκληρος ☧ ὡδὴ ☧ ἠκυμίθη ☧ ἐν ☧ ἠρήνι ☧ ἤζησ(εν) / ἤτη ☧ οέ ιακαρατι θ’ καλ(ανδῶν) Μαρ(τίων) ὑππατ(είᾳ)? τοῦ Ἀρκαδ(ίου) Κ(αίσαρος) καὶ Ῥυφήν(ου). Il testo è brevemente ricordato da Agnati 1999, 201, nell’ambito di una rapida rassegna della documentazione pesarese sui mestieri; cfr. anche Valchera 2012, 8.
  3. IG, XIV, 2253 = Cresci Marrone & Mennella 1984, n. 204 = ICI, 6, 135: Οὐράνις, | Ἄννα, | Θομᾶς, | Εἰσταβάρι‖ς ἐνθάδε{ι} καῖτε·| ἑκατὸν ἔτα.
  4. Testo 16.
  5. Testo 17. Trevisiol 1999, 89 suppone una natura sepolcrale per questo monumento, purtroppo oggi perduto.
  6. Si tratta rispettivamente di Testo 25, Testo 26 e Testo 27.
  7. Testo 9.
  8. Ivi compreso il Testo 5, oggi conservato a Palazzo Briganti-Bellini di Osimo e attribuito alla città di Roma, ma il cui luogo di rinvenimento va identificato con Forum Sempronii; cfr. da ultimo Pérez González 2017, 186.
  9. Ma da riferire alla vita sociale ed economica di questo centro della valle del Misa anche una tabula patronatus rinvenuta a Sentinum, cfr. supra, nota 6.
  10. Testo 22. Breve cenno all’iscrizione in Panciera 1989-1990, 912, nota 82, ora in Panciera 2006, 27, nota 82. Di estremo interesse l’associazione tra opifices ed incolae, cfr. Purcell 1994, 672; Gagliardi 2006, 438; Roselaar 2019, 38; Reali 2020, 91, con riferimento al nostro testo e ad un documento parallelo da Aquileia.Sul gentilizio Manneius / Maneius vedi Cristofori 2008, 84-86; cfr. anche Curchin 1985, 244; Pena Gimeno 1998, 3, nota 13.
  11. Si tratta del Testo 26, con la datazione Imp(eratore) Gallieno Aug(usto) IIII et Volusiano co(n)s(ulibus) / V kal(endas) Septembres.
  12. Si tratta di P. Blerra C. f., lanarius (Testo 14), C. Firmidius L. f., vestiarius (Testo 14) e di L. Tampius . L. f. Peccio, cisiarius (Testo 24).
  13. Sono Q. Aebutius Q. l. Chrestus, lintiarius (Testo 1), T. Petronius T. l. De[—], faber (?) (Testo 18), M. Picarius sociorum l. Nureaus (Testo 17), L. Servienus L. l. Diogenes, vestiarius (Testo 5) e M. Valerius M. l. Artema, architectus (Testo 4).
  14. Si tratta di L. Apuleius Brasida, quinquennalis del collegium fabrum, che godeva del ius IIII liberorum ed era VIvir Augustalis (Testo 10; per il suo status giuridico vedi anche le considerazioni di Cresci Marrone & Mennella 1984, 66, nota 92; 267; cfr. inoltre Trevisiol 1999, 78) e di T. Flavius Eutiches, collegiatus fabrum Fanestrium, idem centonarius collegiatus, che era sevir Augustalis (Testo 2).
  15. Il personaggio è il tector Primitius (Testo 12); per lo status servile di Primitius e di altri personaggi ricordati in questa epigrafe vd. Trevisiol 1999, 89.
  16. Si tratta di C. Anneius Rufus, structor (Testo 14), C. Flatidius Castor, aerarius (Testo 33; considerato di estrazione libertina da Simona Antolini, SupplIt., n.s. 18, 350) e di L. Pupius Buccio, materiarius (Testo 23).
  17. Così i quinquennales e i legati del collegium fabrum di Testo 25, i relatori e i legati del collegium centonariorum di Testo 26 e i quinquennales e i legati del collegium centonarium di Testo 27.
  18. Cristofori 2004, 574-588, in cui riprendevo sostanzialmente lo schema elaborato da Frézouls 1991, 55-65 nella sua indagine sui nomi di mestiere nella Gallia e nella Germania.
  19. Testo 24. Sul mestiere di cisiarius, poco noto, ancora utili le considerazioni di Ferrero 1900; vd. inoltre Martini 2008, in generale sui lavoratori impegnati nella costruzione di carri, a partire dalla documentazione della Gallia Belgica. Un’attività parallela a quella dei cisiarii è quella dei carpentarii, per i quali pure si suppone un ruolo di costruzione, oltre che di conduzione, dei veicoli detti carpenta, vd. Boscolo 2008.
  20. Testo 23. Per un commento specifico a questa iscrizione vd. Gasperini 2005, dove anche considerazioni generali sul mestiere.
  21. Testo 17; brevi considerazioni sul testo in Cresci Marrone 1984, 41; Agnati 1999, 201; Valchera 2012, 7. Societates di picarii sono attestate nei Bruttii della seconda metà del II sec. a.C. in un ben noto passo di Cicerone, (Brut., 22.85-86, con l’acuto commento di Andrea Giardina, da ultimo in Giardina 1997, 154-158) e, sempre in età tardorepubblicana, a Minturnae (vd. da ultimo Gregori & Nonnis 2013, partic. 165-166; 169, con riferimenti alla documentazione epigrafica). Sulla lavorazione della pece, con particolare riferimento alla regione bruzia, vd. Béal 1995; Vivacqua 2004; Cavassa 2008.
  22. Testo 6. Sul mestiere di faber tignuarius si veda Cristofori 2004, 201-204; cfr. inoltre l’interessante epigrafe da Colonia CIL, XIII, 8346 = IKöln 366, recentemente ristudiata da Kakoschke 2016, 13-15 in cui il mestiere, nella grafia ticnarius, potrebbe anche essere elemento onomastico.
  23. Vedi le considerazioni espresse supra, nota 1.
  24. Sulle circostanze e il contesto del ritrovamento vedi le annotazioni di Sandro De Maria in De Maria & Paci 2008, 649-651.
  25. Edizione e commento al testo da parte di Gianfranco Paci in De Maria & Paci 2008, 653-658 = AE 2008, 503 = EDCS-51200017 = EDR100034: Silvano deo / bono sacr(um). / Familia Abundantior(um) / v(otum) l(ibens) solvit.
  26. Testo 4. Sintetiche considerazioni sul mestiere di architectus in Cristofori 2004, 493-495; bibliografia di approfondimento ivi, 493, nota 1741; tra gli studi successivi, Gasperini 2010, sugli architetti della Cirenaica; Guidetti 2016, con considerazioni più ampie, oltre che sull’architettura, sul complesso dei lavori artistici.Per una messa punto generale sui mestieri della costruzione nella documentazione delle province romane vedi anche Kolb 2008.
  27. Testo 14, ricordato anche da Cresci Marrone 1984, 42; Agnati 1999, 201 e Valchera 2012, 14. Sintetica messa a punto su mestiere di structor in Dessales 2011, partic. 47-49. Da segnalare, non lontano dall’area geografica che stiamo considerando, ad Urbs Salvia, nel Picenola recente pubblicazione di un breve testo epigrafico che potrebbe riferirsi ad uno structor, vedi Paci 2014, 283-284 = AE 2014, 402 = EDR 155422 = EDCS-70800381.
  28. Testo 12; breve menzione del testo in Agnati 1999, 201. Il lavoro di riferimento sui tectores è ancora Blanc 1983, partic. 861-866, con la raccolta di attestazioni a 904.
  29. Testo 18. Raccolta delle attestazioni di fabri nude dicti dall’Italia romana e loro breve discussione in Cristofori 2004, 428-432; bibliografia di approfondimento a 201, nota 416; le attestazioni relative all’Apulia et Calabria sono state recentemente discusse da Manacorda 2006, 216-219.
  30. Testo 33. Per un commento al testo e per la nuova lettura del gentilizio del personaggio vedi le considerazioni di Simona Antolini in SupplIt. n.s. 18, 350. Sugli aerarii e le loro attestazioni epigrafichesi veda l’ancora utile De Ruggiero 1895, 311-313; Calabi Limentani 1958, 95-97; considerazioni sui lavoratori del bronzo e raccolta delle testimonianze epigrafiche, in greco e in latino, ora anche in Kolb 2015, 345-346; sulla documentazione di Roma, Pérez González 2017, 172-173; le attestazioni epigrafiche degli aerarii nella penisola iberica sono raccolte e studiate, insieme a quelle degli altri artigiani del metallo, da Alonso Alonso, Iglesias Gil & Ruiz Guitiérrez 2007, partic. 530-531. Il mestiere di aerarius sarebbe stato organizzato in associazione fin da tempi di Numa, cfr. Plin., HN, 34; Plut., Num., 17.1-4, cfr. Storchi Marino 1973-74. Opportuno segnalare anche la recente interpretazione proposta da Béal 2008 di una statuetta iscritta, proveniente dalla località di La Dent in Meyzieu, a pochi chilometri da Lione, come dedica da parte di un gruppo di aerarii al loro Genius.
  31. Vedi Testi 2, 3, 7, 8, 9, 10, 11, 13, 19, 20, 21, 25, 28, 30, 32, 34.
  32. Testo 14; ipotizza che Lanarius sia qui il cognomen di P. Blerra C. f. Gummerus 1913, 90; ritiene che si tratti piuttosto di nome di mestiere, credo a ragione, Valchera 2012, 8; breve menzione del testo anche in Agnati 1999, 201 e in Valchera 2012, 14. Per uno sguardo di insieme sui mestieri della lana, tra i quali anche quello di lanarius, partendo dalla documentazione dell’Italia settentrionale, vedi ora Boscolo 2012-13. Sulla possibile valenza generica del termine lanarius vedi Larsson Lovén 1998, pp. 87-88.
  33. Testo 1. Sui mestieri legati alla produzione e alla vendita dei tessuti di lino, che appaiono con denominazioni e grafie diverse (lentiarius, linarius, linatarius, lintearius, lintiarius, lintio) vedi De Ruggiero & Santangelo 1964a; De Ruggiero 1964; De Ruggiero & Santangelo 1964b; De Ruggiero & Santangelo 1964c. Per la documentazione epigrafica e papiracea in lingua greca, che parimenti presenta un quadro di denominazioni assai differenziato, riesame complessivo della documentazione in Ruffing 2008, II, 640-647.
  34. Rispettivamente attestati nei testi 5 e 14; suppone che Vestiarius sia cognomen di C. Firmidius L. f. Gummerus 1913, 90; contra Valchera 2012, 8; cfr. inoltre Agnati 1999, 201. Sul mestiere di vestiarius vedi i documenti pubblicati da Lega 1994; Orlandi 1994; Buonopane 2003; più in generale Pérez González 2016.
  35. Vedi Testi 2, 3, 11, 13, 15, 16 (in via ipotetica), 19, 26, 27, 28, 29, 31, 32.
  36. Un tema sul quale a mio avviso sarebbe desiderabile una messa a punto aggiornata; qualche spunto, per i centri che ricadono nell’odierna provincia di Pesaro e Urbino in Agnati 1999, con sezioni specifiche dedicate ai singoli centri romani dell’area: 65-70 (Urvinum Mataurense), 196-202 (Pisaurum), 307-314 (Forum Sempronii), 411-417 (Fanum), 488-489 (Pitinum Mergens, Cale e Saxa Intercisa), 569-575 (Tifernum Mataurense), 623-627 (Pitinum Pisaurense e l’area di Mons Fereter); nell’ambito di una più ampia rifessione sui caratteri dell’economia romana nell’area marchigiana importanti anche i contributi Mercando, Brecciaroli Taborelli & Paci 1981; Paci 2001; Paci 2010. In particolare su Pisaurum Cresci Marrone & Mennella 1984, 63-75, con un’analisi che opportunamente affronta in modo organico gli assetti economici e sociali; Cresci Marrone 1984, 41-42.
  37. Testo 22. Per la bibliografia di commento a questa epigrafe vedi supra, nota 10.
  38. Vedi a questo proposito le considerazioni in Cristofori 2004, 96, con la bibliografia anteriore a nota 386.
  39. CIL, XII, 1384 = D. 7677 = EDCS-08501074: D(ecimo) Sallustio Ac/cepto opifices / lapidari(i) / ob sepulturam / eius.
  40. SupplIt., n.s. 27, 142-143, n. 1; AE 2013, 454 = EDCS-61800349 = EDR135832: Minervae. / Opifi(cum) conl(egium) / mag(istri) L(ucius) Avilli(us) P(ubli) f(ilius), C(aius) Fiscili(us) C(ai) f(ilius),/ D(ecimus) Titi(us) L(uci) l(ibertus), C(aius) Papiri(us) C(ai) l(ibertus), / signum basi(m) d(e) c(ollegii) s(ententia) / c(uraverunt).
  41. Testo 9. Il documento è registrato da Marengo 2005, 256, n. 19; qualche parola di commento in Cresci Marrone 1984, 42 e nella stessa Marengo 2005, 244; 246; sulle circostanze di ritrovamento dell’epigrafe e sulla ricostruzione del suo supporto monumentale a seguito di un restauro avvenuto nel 2014 Mennella & Frapiccini 2017, partic. 368-373. Sul fenomeno del patronato femminile sulle associazioni vd. Cristofori 2004, 378-382, con rimandi alla documentazione epigrafica dell’Italia romana e alla bibliografia anteriore; più approfondite considerazioni ora in Boscolo 2005, con un commento al documento qui considerato a 282-284; 285-286; Saavedra Guerrero 2005, con un cenno all’epigrafe di Setina Iusta a 159-160; 161-162; Hemelrijk 2008, con commenti alla nostra iscrizione a 121-122; 130-132.
  42. Testo 26. L’iscrizione è registrata da Marengo 2005, 253-254, n. 12 e brevemente commentata dalla stessa Marengo 2005, 244 e da Boscolo 2005, 280-281; 285-286, Cenerini 2008, 64-65, Hemelrijk 2008, 121-122; 125-126; 132-133 e Tramunto 2008.
  43. Testo 25. L’epigrafe è ora brevemente commentata da Boscolo 2005, 281, Cenerini 2008, 64-65 e Tramunto 2008. Sul fenomeno delle matres delle associazioni vedi le considerazioni in Cristofori 2004, 355-360 e ora, più approfonditamente, Hemelrijk 2008, con riferimenti al documento in questione a 139-140.
  44. Testo 7.
  45. Testo 8, sul quale vedi in particolare Cresci Marrone 1984, 42, il commento di Valchera 2012, 8-10, soprattutto a proposito della schola dei fabri di Pesaro, e di Mennella & Frapiccini 2017, 378. L’epigrafe è anche registrata nell’aggiornamento al vecchio catalogo di Waltzing 1895-1900 relativo a epigrafi concernenti le associazioni professionali proposto da Mennella & Apicella 2000, 54, n, 32 ed è brevemente ricordata da Hemelrijk, 2015, 196, nota 50 a proposito delle attestazioni di evergesie femminili nei confronti dei collegia. Sulla presunta localizzazione della schola dei fabri nel complesso antico rinvenuto dagli scavi di Palazzo Barignani vd. Trevisiol 1999, 70; 88; l’ipotesi è ora confutata da Mennella & Frapiccini 2017.
  46. Vedi supra, nota 35. Per una sintetica messa a punto sull’associazione dei centonarii vedi Cristofori 2004, 225-227, con la bibliografia di approfondimento ivi citata; tra i contributi successivi fondamentale la monografia di Liu 2009.
  47. Testo 37. Sui collegia dei fabri tignuarii vedi le rapide considerazioni e i riferimenti bibliografici in Cristofori 2004, 457-458; più di recente, restando nell’area adriatica, anche se sulla sua sponda orientale, si è soffermata sul ruolo della corporazione a Dyrrhachium Deniaux 2007; cfr. inoltre sul collegium dei fabri tignuarii di Ostia Rohde 2011.
  48. Testo 6. Per le altre attestazioni dei collegia fabrum dell’area vedi supra, nota 29. Qualche considerazione sulle associazioni dei fabri in Cristofori 2004, 240-244, con la bibliografia ivi citata.
  49. Testo 35. L’interesse principale dell’iscrizione risiede peraltro nelle vicende militari in cui Vesnius Vindex fu coinvolto in quanto tribuno militare della VIII legione Augusta, vicende che sono dettagliatamente studiate da Linderski 2003; cfr. anche Trevisiol 1999, 17.
  50. Testo 36. Nella seconda parte del documento da rilevare che sono ricordati esplicitamente i centonarii. Opportuno anche ricordare l’ipotesi di Fabiola Branchesi, nelle note alle schede di EDR016440 e EDR016441, secondo la quale la lacunosa iscrizione potrebbe congiungersi con CIL,XI, 6071 = Trevisiol 1999, 27, n. 24 = EDCS-231000558 = EDR016441, nella quale i collegiati sembrano essere destinatari di una sportula, insieme ad altre componenti della società di Urvinum Mataurense.
  51. Testo 2.
  52. Testo 17.
  53. Testo 16. Per l’ipotesi che il lacunoso documento sia da riferire all’associazione dei centonarii vd. Cresci Marrone & Mennella 1984, 66, nota 93; 322; Valchera 2012, 16.
  54. Testo 25.
  55. Testo 26.
  56. Testo 27.
  57. Testo 25.
  58. Testo 10. Sul patronato Clemente 1972, 150, n. 129; 181, n. 129.
  59. Testo 9. Sul patronato Clemente 1972, 150, n. 128; 181, n. 128.
  60. Testo 13. Sul patronato Clemente 1972, 150, n. 130, 181, n. 130. Il personaggio percorse anche un brillante cursus honorum a livello locale, che lo portò a ricoprire la questura (e su ciò Petraccia Lucernoni 1988, 215-216), il duovirato e il duovirato quinquennale. Sulla carriera di di T. Caedius Atilius Crescens vd. anche Cresci Marrone 1984, 41; Trevisiol 1999, 80; Valchera 2012, 10; 12-14 (sui diversi gruppi di cui il nostro personaggio fu patrono).
  61. Testo 3. Sul patronato Clemente 1972, 150, n. 126; 180, n. 126.
  62. Testo 29. Sul patronato Clemente 1972, 150, n. 121; 180, n. 121.
  63. Testo 26. Sul patronato Clemente 1972, 150, n. 119; 180, n. 119.
  64. Testo 25. Sul patronato Clemente 1972, 150, n. 118; 180, n. 118.
  65. Testo 27. Sul patronato Clemente 1972, 150, n. 120; 180, n. 120.
  66. Testo 21. Sul patronato Clemente 1972, 150, n. 132; 181, n. 132. Da rilevare che anche il fratello di M. Naevius Magnus, M. Naevius Iustus, venne onorato dall’associazione dei fabri, anche se per Iustus non si ricorda formalmente il conferimento del patronato (Testo 20); dietro le figure dei due fratelli si staglia quella del padre, M. Naevius Cerasus, che si era reso autore di azioni evergetiche nei confronti dell’associazione e per i cui meriti il collegium fabrum pesarese afferma esplicitamente di onorare Magnus e Iustus. Breve commento al testo in Valchera 2012, 11-12.
  67. Testo 28; sul patronato Clemente 1972, 150, n. 124; 180, n. 124. Il personaggio è brevemente ricordato anche da Vandevoorde 2015, § 22, a proposito dei casi in cui i detentori di una carica in un’associazione professionale (“office holders in professional associations”) ottennero un monumento su terreno pubblico, dietro concessione del consiglio municipale. Va tuttavia rilevato che il profilo sociale di un patrono di collegium, come L. Atinas Verus, che rivestì tra l’altro tutte le cariche pubbliche a Sestinum, era ben diverso da quello di un semplice dirigente di una associazione di mestiere: per personaggi del rilievo sociale di Verus non era affatto infrequente ottenere un monumento loco dato decreto decurionum.
  68. Testo 19. Sul patronato Clemente 1972, 150, n. 131; 181, n. 131. Sulle questure di Mutteius Severus vd. Petraccia Lucernoni 1988, 212-213; sulla sua cura calendarii Mennella 1981. In generale sul personaggio vedi anche Valchera 2012, 11.
  69. Il documento che associa il collegio dei fabri tignuarii al nome di L. Veiacus è il Testo 37, che nella forma a noi giunta per la verità non ricorda per il personaggio la funzione di patronus: ma si tratta di un documento gravemente lacunoso. L’ipotesi di un’identificazione con il quattuorviro Veiacus della fistula plumbea CIL, XI, 6072 = Trevisiol 1999, 27-28, n. 24 = EDCS-23100559 = EDR016442 è della stessa Antonella Trevisiol (Trevisiol 1999, 28) ed è stata ripresa da Fabiola Branchesi nelle note alle schede EDR016442 e EDR016444.
  70. Testo 10
  71. Testo 11. Sul patronato Clemente 1972, 151, n. 133; 181, n. 133. Per il probabile status giuridico di Polycarpus vd. Cresci Marrone & Mennella 1984, 66, nota 92; 307; Gregori 2008, 680, n. 22; Gregori & Incelli 2018, 70; sul documento vedi inoltre Valchera 2012, 10.
  72. Testo 34; cfr. sul patronato Clemente 1972, 150, n. 116; 179, n. 116; sul personaggio vedi anche Gregori 2008, 680, n. 25; Gregori & Incelli 2018, 65-66. Questo documento è brevemente commentato da Petraccia & Tramunto 2011, 269.
  73. Testo 36. Sul patronato Clemente 1972, 150, n. 125; cfr. anche Trevisiol 1999, 26-27.
  74. Cfr. le considerazioni sullo status sociale di Brasida di Cresci Marrone & Mennella 1984, 66, nota 92; 267; Mihailescu-Bîrliba 2007, 64, n. 16; cfr. inoltre Tran 2006, 223; Gregori 2008, 669-670; 671; 680, n. 24; Valchera 2012, 10; Gregori & Incelli 2018, 68-69. Sul ius IIII liberorum si vedano Forbis 1996, 187, nota 183 e Gregori & Incelli 2018, 30, con riferimento specifico al documento in esame; in generale Rossi 1964, 892-893 = Rossi 1996, 324 e soprattutto Armani 2018. Sul raro cognomen Brasida Soldovieri 2017, 433, con la bibliografia ivi citata. Sull’Augustalità doppia Garzetti 1989, 71-74, con riferimento al nostro testo a 72, nota 12.
  75. Per il quadro generale vedi. Gabler 1983; Zaccaria 1995; Lavizzari Pedrazzini 1998; Tassaux 2004; per i rapporti con l’area del Magdalensberg vedi Zabehlicki-Scheffenegger 1998; Schindler Kaudelka – Zabehlicki-Scheffenegger 2006. Per l’ipotesi che Brasida fosse originario proprio di Carnuntum vd. Cresci Marrone & Mennella 1984, 267, ripresa da Valchera 2012, 10.
  76. La somma risulta la più alta a noi nota per le divisiones tra i collegiati, vedi Cristofori 2004, 129, con riferimenti alla documentazione rilevante.
ISBN html : 978-2-35613-407-3
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EAN html : 9782356134073
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ISSN : 2741-1818
Posté le 30/07/2021
22 p.
Code CLIL : 4117 ; 3385
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Licence ouverte Etalab

Comment citer

Cristofori, Alessandro (2021) : “Le attività produttive dell’Umbria adriatica attraverso l’epigrafia monumentale”, in : Rigato, Daniela, Mongardi, Manuela, Vitelli Casella, Mattia, a cura di Adriatlas 4. Produzioni artigianali in area adriatica: manufatti, ateliers e attori (III sec. a.C. – V sec. d.C.), Pessac, Ausonius éditions, collection PrimaLun@ 8, 2021, 179-200, [En ligne] https://una-editions.fr/epigrafia-monumentale-nell-umbria-adriatica/ [consulté le 23 juillet 2021].
10.46608/primaluna8.9782356134073.11
Illustration de couverture • Particolare della stele del faber P. Longidienus, Museo Nazionale di Ravenna. DOI
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