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Anfore con bollo Herennia dal territorio di Ariminum

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Tra il 2005 e il 2006 sono state condotte due campagne di scavo presso S. Lorenzo in Strada, località già nota da tempo agli studiosi per i numerosi rinvenimenti di età romana1 che documentano un fiorente nucleo abitativo a sud di Rimini, strettamente correlato al percorso viario pre-protostorico regolarizzato dal console Flaminio nel 220 a.C. (fig. 1). Questo villaggio, che rientra oggi nel territorio del comune di Riccione, è noto prevalentemente per i resti di una vasta necropoli2 indagata a più riprese e costituita da più di un centinaio di sepolture (tuttavia ancora inedita dal punto di vista scientifico). La località ha restituito anche ampi resti di abitazioni, tutte a sud-ovest della via Flaminia allineate alla strada; i resti sono purtroppo molto compromessi dalle vicende storiche successive alla fine del mondo romano, ma risultano già interessati da sepolture a partire dalla prima età imperiale.

Riccione (RN) località San Lorenzo in Strada (tratteggio: Via Flaminia; rosso: vicus con indicazione dell’area di scavo “ex Conti”; Verde: necropoli).
 Fig. 1. Riccione (RN) località San Lorenzo in Strada
(tratteggio: Via Flaminia; rosso: vicus con indicazione dell’area di scavo “ex Conti”;
Verde: necropoli).

Lo scavo a cui facciamo riferimento si colloca al centro di quest’area (fig. 1); si è svolto sotto la direzione scientifica della dott. Maria Grazia Maioli della Soprintendenza Archeologica dell’Emilia Romagna, ad opera della società Tecne s.r.l. I lavori hanno messo in evidenza una stratigrafia complessa sia come successione cronologica, sia come situazione topografica. Tra le numerose strutture rinvenute si è individuata una fondazione muraria realizzata con una tecnica non riscontrata in nessun’altra unità stratigrafica: tale fondazione era costruita completamente con frammenti di anfore3 messe in posa ben connesse tra loro in tre ordini successivi, intercalati da stesure di argilla depurata, unico legante usato in questa parte del muro (figg. 2-3). La notevole mole del materiale recuperato rese al momento impraticabile il progetto di ricomporre le anfore che, verosimilmente, appartenevano ad un unico lotto defunzionalizzato (che renderebbe ancora più agevole un loro assemblaggio). Un elemento in particolare aveva attratto l’attenzione su tale materiale: orli ben conservati con anse provviste di un bollo assai ben leggibile. L’analisi di questo materiale epigrafico poteva essere un ottimo terminus post quem per datare la struttura muraria del sito.

Fondazione in frammenti di anfore (secondo corso).
 Fig. 2. Fondazione in frammenti di anfore (secondo corso).

Fondazione in frammenti di anfore (terzo corso).
 Fig. 3. Fondazione in frammenti di anfore (terzo corso).

Le caratteristiche generali dei frammenti rinvenuti (la struttura degli orli e dei colli, la forma delle anse e dei puntali) permettono di proporre una identificazione con un tipo di anfora intermedio fra Lamboglia 2 e Dressel 6A. Le porzioni superiori delle anfore presentano un alto orlo a fascia, a sezione quadrangolare; il collo all’interno è marcato da un leggero gradino; subito sotto il bordo dell’orlo si impostano le anse a sezione rotonda (fig. 4). La composizione del corpo ceramico è abbastanza omogenea: l’argilla impiegata appare assai ben depurata, di colore dal nocciola al nocciola rosato (Munsell 7.5 YR 8/4). La morfologia dei frammenti da S. Lorenzo trova confronti con anfore che rappresentano la fase finale della produzione di Lamboglia 2 in un momento di progressivo mutamento fino a stabilizzarsi in un nuovo standard, le Dressel 6A. Tale continuità è attestata anche come continuità produttiva all’interno di alcuni degli impianti di fornaci4 e concorre a far immaginare una trasmissione di tecniche e forme da parte degli artigiani che ne eseguivano la modellazione.

Orlo di anfora dallo scavo della fondazione muraria.
 Fig. 4. Orlo di anfora dallo scavo della fondazione muraria.

Lungo le due coste dell’Adriatico si distribuiva sicuramente un grande numero di queste officine5, oggi identificate e indagate solo in minima parte. La stessa organizzazione economica e produttiva di queste fornaci non è ricostruibile con dati certi: talora la medesima officina poteva produrre contemporaneamente anfore di diversi tipi, come pare suggerire la presenza di bolli uguali su contenitori di forma diversa. Sono i bolli ad offrire qualche spunto in più, in particolare quando riportano nomi schiavili o di liberi consentendo ipotesi su proprietari e conduttori delle figlinae destinate a realizzare i contenitori riservati al trasporto della produzione agricola da commercializzare.

In questo quadro si inseriscono i 24 frammenti di anse bollate rinvenute nello scavo. I bolli sono tutti identici per misure e caratteristiche paleografiche (figg. 5-6): in un cartiglio rettangolare incavato è leggibile con chiarezza il nome HERENNIA, realizzato in lettere rilevate e appiattite, con nessi fra la H e la E iniziali, l’ultima N e la I, con A finale di dimensioni ridotte. L’altezza delle lettere varia da 1/1,2 a 1,4 cm (NI in nesso) fino a 0,6 cm della A finale. Il cartiglio misura 5,4×1,5 cm; risulta profondamente incavato in corrispondenza dell’inizio dell’iscrizione e assai superficiale alla fine per motivi tecnici: infatti la scritta è stata costantemente impressa con l’inizio verso l’attacco dell’ansa e la fine in corrispondenza della curvatura della medesima dando luogo a questo esito. I bolli sono talmente omogenei che suggeriscono l’idea di una unica partita commerciale, reimpiegata al termine del suo utilizzo in modo ugualmente unitario.

Lo scioglimento del marchio non è univoco: alcuni ritengono Herennia una forma abbreviata per Herennia(na) sottintendendo figlina, oppure Herennia(ni), o infine come gentilizio al femminile6. Il gentilizio Herennius è ampiamente diffuso e fornaci legate a proprietari con tale nome sono attestate da materiali epigrafici sia come produzione di anfore sia di laterizi. L’attestazione più nota è quella dei marchi anforici relativi ad un M. Herennius Picens nel quale si è voluto riconoscere o il console del 34 a.C. o il console del 1 a.C.7. Altri bolli d’anfore in cui compare, insieme al gentilizio Herennius, anche l’indicazione abbreviata di nomi quali Prisc(us), Phae(dimus) e Ren(…) potrebbero far capo ad un unico complesso di officine che potremmo associare agli interessi agricoli e mercantili della famiglia consolare romana8. Tutti questi bolli si trovano su anfore tipo Dressel 6A e risultano, però, apposti sul labbro o sulla spalla dei contenitori, mai sulle anse.

Tabella 1. Attestazioni note del bollo HERENNIA
Tabella 1. Attestazioni note del bollo HERENNIA

Mentre la produzione attribuibile alle figlinae legate agli Herennii appare di ampia diffusione9, esemplari di anfore con bollo identico al lotto rinvenuto a Riccione sono attestati in numero piuttosto ridotto (tab. 1)10. Se, anche sulla scorta delle caratteristiche morfologiche dei reperti riccionesi, possiamo pensare per questi frammenti ad una produzione di esordio delle Dressel 6A11, con marchio ancora posizionato sulle anse, occorre porne la datazione intorno all’ultimo quarto del I secolo a.C. Un elemento non determinante in assoluto ma rimarchevole è la relativa omogeneità grafica dei marchi HERENNIA e M.HER.PICEN: sia le misure, sia i nessi impiegati, sia la forma delle lettere sono molto simili, almeno per gli esemplari di cui sono stati pubblicati foto e disegni, ferme restando le naturali piccole variazioni che possiamo attribuire al numero di punzoni e agli anni di uso durante i quali sarà stato necessario rinnovarli. Al gruppo di bolli legati al gentilizio Herennius e associabili alle caratteristiche paleografiche della serie HERENNIA vanno aggiunte le attestazioni del marchio P. HERENNI (fig. 7), da recenti rinvenimenti di scavo a Rimini12, che trovano riscontro in materiale documentato a Padova13 e a Pola14.

Bollo dallo scavo Agolanti-Pedrocca a Rimini.
 Fig. 7. Bollo dallo scavo Agolanti-Pedrocca a Rimini.

Le questioni sollevate da questa serie di bolli non sono poche né facilmente risolvibili. In primo luogo, i rinvenimenti, ancorché accuratamente collazionati, contribuiscono solo ad indicarci i mercati di arrivo di queste anfore (verosimilmente vinarie). Il quadro noto fino ad oggi del bollo HERENNIA indica una circolazione quasi esclusivamente nord-italica, facilmente collegabile all’utilizzo di vie d’acqua interne; questi dati contribuiscono a far ipotizzare almeno un nucleo produttivo localizzato in area padana15. Le proposte di localizzazione picena16 per tutte queste anfore bollate non trovano fino ad oggi una conferma certa17 per l’assenza di rinvenimenti delle relative fornaci di produzione o di risultati dirimenti dalle analisi archeometriche. Il lotto riminese amplia fino alla costa adriatica la distribuzione commerciale, apportando un piccolo tassello alla ipotesi della rotta marittima adriatica.

Circoscritto ma non secondario è poi il problema della datazione di questi bolli, genericamente attribuiti alla fine del I secolo a.C. La presenza del bollo HERENNIA su anfore che, anche in analisi precedenti, sono state di volta in volta identificate come Lamboglia 2 o Dressel 6A indica verosimilmente che ci troviamo di fronte alla fase di transizione fra i due tipi. Se invece i bolli più complessi a livello onomastico non hanno dato questo orizzonte di dubbio se ne potrebbe ipotizzare una lieve seriorità, permettendo così di porre i tipi HERENNIA e P. HERENNI nella fase iniziale della produzione e della commercializzazione.

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Notes

  1. Riccione 1995, ove bibliografia precedente; San Lorenzo in Strada 1999; Ortalli 2015.
  2. Ortalli 1991; San Lorenzo in Strada 1999.
  3. Il reimpiego di anfore è prassi comune sia come inerte per battuti pavimentali, sia come drenaggio, sia in ambito funerario. Un utilizzo analogo a quello riccionese a Forlì: Calastri 2013, 39-40 (fondazione in frammenti di Lamboglia 2)
  4. Tali osservazioni sono state condotte ad esempio per i materiali trovati a Fermo in cui ad anfore Lamboglia 2 “evolute” si affiancano ed infine si sostituiscono anfore tipo Dressel 6A: Brecciaroli Taborelli 1984.
  5. Cipriano 2016, nota 13.
  6. Cipriano 2016, 149.
  7. Sulla questione cfr. da ultimo Mongardi 2018, 83-86 con ampia bibliografia.
  8. Tale unitarietà non è tuttavia determinabile con certezza, mentre è da considerare la varietà “grafica” con cui si presentano i diversi nomi (vedi infra).
  9. Cipriano 2016, 150. Va ricordato anche un esemplare da Rimini, non più rintracciabile, bollato HEREN FL (CIL, XI, 6695, 48). L’immagine a schizzo di tale frammento è presente in un documento d’archivio (Manoscritto Paolucci, foglio 21) che ne conferma sia la lettura sia la sua posizione sull’orlo dell’anfora e l’esecuzione in lettere cave.
  10. La tabella rappresenta il riscontro al momento dei pezzi pubblicati; un elemento dubbio non inserito in elenco si riferisce ad un bollo rinvenuto a Forlì nello scavo ricordato a nota 3, pubblicato solo con foto poco leggibile, in cui una iniziale HE in nesso appare impressa in modo contrario all’uso testimoniato per i bolli in elenco e riferito da Tempesta 2013 ad altro produttore.
  11. Finora molti dei bolli ricordati in Tabella 1 erano attribuiti ad anfore Lamboglia 2; nella recente revisione Cipriano 2016 tende ad identificare tutti gli esemplari come Dressel 6A.
  12. Scavo di palazzo Agolanti – Pedrocca, materiale inedito. Sullo scavo cfr. Le mura di Ariminum 2013.
  13. Cipriano & Mazzocchin 2011, 335, fig. 3, n. 2 e tab. 1.2 (Dressel 6A; non segnalata la posizione del bollo).
  14. DŽin 2006, 14; 16, n. 3 e fig. p. 29 (orlo di Dressel 6B).
  15. Un’analisi analoga fu condotta a suo tempo da Buora 1995 sui bolli MHERPICEN, caratterizzati da una distribuzione che ricalca a grandi linee quella delle anfore bollate HERENNIA.
  16. Da ultimo Auriemma & Degrassi 2015, 461.
  17. Menchelli 2011, 240-241; i possibili territori piceni collegati al gentilizio sono messi in evidenza in Marengo 2003, con particolare accento su Urbisaglia. Nel suo territorio l’importante scavo di una grande villa urbano-rustica in località Villamagna ha restituito laterizi bollati C. HERENNI REG: sui legami dei vari Herennii si veda la prudente considerazione in Paci & Perna 2016, 10.
ISBN html : 978-2-35613-407-3
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ISBN pdf : 978-2-35613-408-0
ISSN : 2741-1818
Posté le 30/07/2021
8 p.
Code CLIL : 4117 ; 3385
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Comment citer

Giovagnetti, Cristina (2021) : “Anfore con bollo Herennia dal territorio di Ariminum”, in : Rigato, Daniela, Mongardi, Manuela, Vitelli Casella, Mattia, a cura di Adriatlas 4. Produzioni artigianali in area adriatica: manufatti, ateliers e attori (III sec. a.C. – V sec. d.C.), Pessac, Ausonius éditions, collection PrimaLun@ 8, 2021, 301-308, [En ligne] https://una-editions.fr/anfore-con-bollo-herennia-dal-territorio-di-ariminum/ [consulté le 23 juillet 2021].
doi.org/10.46608/primaluna8.9782356134073.17
Illustration de couverture • Particolare della stele del faber P. Longidienus, Museo Nazionale di Ravenna. DOI
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