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Collection : PRIMALUNA_8

Sia Dorothy J. Crawford che Marco Maiuro nelle loro opere che costituiscono delle guide fondamentali per chi si approccia al tema delle proprietà imperiali dedicano particolare attenzione al metodo e alla cautela necessari per procedere alla loro individuazione in un dato territorio, perché spesso gli indizi sono pochi e troppo labili. Non è questo il caso della zona di Rimini, in quanto la regio Ariminensium è attestata in un’iscrizione pisaurense come ambito di competenza dell’incarico di procurator privatae ricoperto dal cavaliere Ti. Claudius Zeno Ulpianus nella prima metà del III secolo d.C., al termine di una lunga carriera.
Focus di questa analisi è la presenza nelle regioni augustee dell’Italia adriatica centro-meridionale di collegia professionali coinvolti nei diversi ambiti della produttività. In linea con la tematica oggetto del Convegno, si sono pertanto escluse le associazioni legate ad acquisto, vendita e trasporto di merci e derrate, sia a corto che a lungo raggio,quali importatores, negotiatores, diffusores, navicularii, nautae, muliones ecc., pur riconoscendone l’imprescindibile ruolo in seno al tessuto economico.
Nell’introdurre la tematica che mi propongo di svolgere in questo contributo mi pare opportuno soffermarmi preliminarmente sui limiti geografici di questa indagine, che risentono di una certa ambiguità, data dalla stessa definizione di Umbria adriatica. Ci occuperemo qui di quei centri della regio VI – Umbria posti sul versante orientale, dunque sul versante adriatico, rispetto allo spartiacque appenninico.
Il litorale tra l’area del Po e il promontorio di Focara è interamente conquistato da Roma almeno dagli inizi del II° secolo a.C. e la realizzazione della via Popilia-Annia nel 131-130 a.C. sancisce la sua organizzazione ‘romanizzata’: come per la Flaminia e l’Emilia, la nuova via consolare indica non solo la conquista ma anche la penetrazione nel territorio e lo sfruttamento delle risorse da parte dei coloni romani, in una regione sempre meno ostile sia dal punto di vista umano che ambientale, grazie agli insediamenti ma anche alle ingenti opere di bonifica e centuriazione.
Archaeological investigations conducted in recent decades have provided valuable new insight into the production of ceramic building material, pottery and amphorae in the Roman province of Dalmatia. Most of the recent research was conducted in the coastal area of Roman Dalmatia (mostly at its NW part, in the region of ancient Liburnia; map 1).
Nauportus (modern Vrhnika) developed in an area where crossing the eastern Alps and the northern Dinaric ridges was easiest and where the navigable route that led along the Rivers Ljubljanica – Sava – Danube towards the Black Sea began (fig. 1). A settlement of the Celtic Taurisci stood here, at least around the middle of the 2nd century BC.
Définir artisanat et manufacture n’est pas chose aisée, que ce soit en français ou en italien. Tous deux concernent le domaine de la fabrication d’objets, différenciée de la production agricole et minière. La manufacture, en français, évoque plutôt une activité effectuée dans une importante unité pouvant regrouper un grand nombre de travailleurs, telles les figlinae de l’opus doliare. En revanche, l’artisanat renvoie à l’image d’un lieu de travail plus réduit avec un plus petit nombre d’acteurs, voire une seule personne ; cette activité se déroule souvent dans le cadre d’ateliers-boutiques, où les artisans vendent leurs produits mais également les entretiennent et les réparent. Ceci nous amène à traiter des aspects économiques certes mais aussi sociaux, culturels et techniques.
The western part of present-day Slovenia belonged to Regio X of Italy in the Early Imperial Period and for the most part to the province of Venetia et Histriain the Late Roman period. It is a transitional area, crossed by the prehistoric Amber Route and later the viae publicae Aquileia–Emona–Carnuntum and Emona–Sirmium that connected the northern Adriatic with the central Danube Basin and the northern Balkans.
I dati che vengono qui presentati sono parte di una ricerca di dottorato volto a studiare in particolar modo l’artigianato metallurgico nei sui aspetti tecnologici, organizzativi ed economici. La ricerca ha preso avvio con un censimento di tutti siti editi del territorio veneto che hanno restituito indicatori di attività artigianale inquadrabili cronologicamente fra il II secolo a.C. e il V-VI secolo d.C.
Tra la fine del IV e gli inizi del III secolo a.C. in area centro-italica si assiste ad un’ampia organizzazione sistematica del territorio, che viene completata risolutivamente per quel che concerne l’ambito amministrativo-produttivo in tarda età repubblicana; questa forma organizzativa coinvolge in particolar modo le attività produttive nei diversi settori, con specifica attenzione alla pastorizia ed alle variegate coltivazioni agricole presenti sul territorio stesso.
Le ricerche di archeologia dei paesaggi rurali e urbani condotte nell’ultimo trentennio nel comparto della Puglia, coincidente pressappoco con l’antico distretto della Apulia et Calabria, consentono di descriverne il disegno e iniziare a ricostruirne l’articolato quadro storico-insediativo e socio-economico[. A fronte dei numerosi studi e contributi sul contesto politico-istituzionale, sulle dinamiche di urbanizzazione e di gestione del territorio e delle risorse naturali, sulle forme di circolazione di derrate e merci, si deve tuttavia registrare l’assenza di un’indagine complessiva e mirata pertinente l’artigianato fittile nell’area della secunda tra le regiones determinate dalla discriptio augustea (Plin., HN, 3.46.1-8), e dunque relativa ai connessi processi che appaiono sottesi a fabbricazione, commercio, consumo, smaltimento, e che sembrano risolutivi rispetto al quadro topografico, allo schema poleografico e all’assetto demico, agli stili di vita e agli usi alimentari delle società antiche di riferimento.
Come è noto, le ricerche sulle attività manifatturiere e artigianali hanno conquistato un posto sempre più rilevante negli studi sull’economia romana a partire dagli ultimi decenni del XX secolo, con una crescita significativa di indagini mirate e articolate nell’ultimo ventennio. Si è così superata progressivamente la visione, a lungo dominante in letteratura, che tendeva a relegare manifattura e artigianato a un’appendice delle attività agricole e a concentrare la discussione sul binomio campagna/città, intendendo la prima come il luogo della produzione e la seconda come il luogo del consumo.
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